Nel 2019 i salari dei lavoratori dipendenti italiani cresceranno del 2,5%, un incremento pari a quello degli ultimi tre anni che conferma una fase di rallentamento nel mercato del lavoro. Tenendo in considerazione l’incidenza del tasso di inflazione, nel 2018 la crescita retributiva reale è stata dell’1,6%, rispetto all’1% del 2017, ma le previsioni per il 2019 sono di una leggera flessione (1,5%).

Sono alcuni dei dati più significativi che emergono dall’Osservatorio sulle politiche retributive di Willis Towers Watson condotto su un campione di oltre 500 aziende italiane di medie o grandi dimensioni.

“Il clima generale è di estrema cautela – dichiara Edoardo Cesarini, Managing Director di Willis Towers Watson -. Negli ultimi anni stiamo assistendo a un aumento fisiologico delle retribuzioni dovuto principalmente a scatti di anzianità e aumenti contrattuali, mentre viene lasciato poco spazio al riconoscimento economico del merito”.

Cautela che si riscontra anche a livello di europeo dove l’incremento medio retributivo nel 2018, per i paesi occidentali, è stato pari a quello dell’Italia (2,5%) con il primato della Norvegia che si ferma a un modesto 3%. Grazie a un tasso di inflazione contenuto, l’Italia è tuttavia ai primi posti per crescita retributiva reale, uguagliando la Danimarca (1,6%) e rimanendo inferiore solamente all’Irlanda (1,7%).

Prendendo in considerazione i diversi settori di attività, per il 2019 si prevede una crescita superiore alla media per il retail (2,9%) che conferma il proprio trend di crescita degli ultimi tre anni, e l’Oil&Gas (2,7%) che sembra vivere un momento di stabilizzazione a seguito delle riorganizzazioni degli anni passati. Le performance peggiori si registreranno nell’assicurativo (2%) e nel manifatturiero (2,4%) in flessione rispetto al 2018, anche per effetto della concorrenza della manodopera straniera.

“Le politiche retributive si adeguano alla naturale evoluzione del mercato – aggiunge Rodolfo Monni, responsabile indagini retributive di Willis Towers Watson -. Alcune professionalità più ricercate, come quelle legate al digitale, hanno visto una crescita superiore alla media, raggiungendo incrementi anche del 15-20%, soprattutto in conseguenza del passaggio da un’azienda all’altra”.

La scarsità di talenti digitali rimane uno dei principali problemi per le risorse umane di tutto il mondo. Secondo l’Osservatorio Willis Towers Watson oltre il 90% delle aziende di tutto il mondo riscontra delle difficoltà nell’attrarre talenti e, successivamente, nel trattenerli. Tra le principali motivazioni condivise dalle aziende italiane per spiegare il fenomeno: la scarsità di competenze adeguate (67%) e la mancata riconoscibilità come brand digitale (37%).