Quest’anno per la prima volta in Italia il numero degli over 60 ha superato quello degli under 30. L’invecchiamento demografico è un fenomeno di scala mondiale, che modifica molti equilibri. Ecco i fondi attivi e passivi per investire su questo trend
L’età media degli amministratori delegati delle quotate a Piazza Affari, dove non mancano gli ad over 70. E fuori dal listino? Per i giovani farsi spazio come capo azienda è impresa molto ardua
L’ultima riunione congiunta i top manager di Generali Italia l’hanno fatta il 13 e il 14 novembre scorso, in una due giorni a Grezzano, in provincia di Verona. L’obiettivo della squadra guidata da Marco Sesana era mettere a punto gli ultimi dettagli sull’apporto che Generali Italia darà al gruppo nel nuovo piano industriale 2019-2021 che il ceo Philippe Donnet presenterà a Milano il prossimo 21 novembre. Le riunioni hanno coinvolto anche gli altri Paesi strategici in cui il gruppo è presente, primi fra tutti la Germania e la Francia. Tutto è pronto, insomma, o quasi, per l’appuntamento del 21.
In Italia, nonostante tutto, la ricchezza non manca. Come certificato dalla Banca d’Italia, lo scorso anno, nelle tasche e nelle casse degli italiani c’erano poco meno di 10mila miliardi. Di questa enorme massa di liquidità, quasi il 50% era investito in finanza (4.400 miliardi tra azioni, bond e depositi), mentre la gran parte delle disponibilità (6.300 miliardi) era per beni fisici (abitazioni e terreni). Di fatto, la ricchezza reale è 5,5 volte il reddito disponibile e quella finanziaria è 3,8 volte.
E’ per questo che, nonostante fattori macro-economici come le tensioni Usa-Cina sui dazi commerciali e le dinamiche interne all’attuale maggioranza di governo, oltre che ai contrasti sempre più forti ed evidenti con l’Unione Europea, il mercato locale è pur sempre ricettivo. E soprattutto attrae capitali. E investitori stranieri. Lo dimostrano i numeri, seppure in flessione per la crisi che sta attraversando il Paese, dell’ultimo triennio certificati da Mergermarket.

Axa prevede di ricavare fino a 2 miliardi di dollari (1,75 mld euro) dalla vendita delle quote detenute nella sussidiaria americana Axa Equitable Holdings. La compagnia francese stima di incassare circa 1,2 mld di dollari dalla vendita di 60 milioni di azioni nel business Usa, offrendo inoltre ai sottoscrittori di assicurazioni la possibilità di acquistare eventualmente un numero maggiore di azioni, che saranno vendute a 20,25 dollari ciascuna.

  • Volkswagen, 44 miliardi investiti in auto elettrica e guida autonoma
Il gruppo Volkswagen lancia un mega piano da 44 miliardi di euro sulle auto elettriche e l’innovazione. Il gigante di Wolfsburg, a seguito della riunione di ieri del consiglio di vigilanza del gruppo, ha deciso di spingere ancora di più l’acceleratore verso la riconversione industriale da un mondo di auto termiche a uno fatto di vetture alla spina, ibride, ibride plug-in ed elettriche pure. L’obiettivo è palese: la Germania sente sempre più forte la pressione cinese sull’auto elettrica, che più che dal punto di vista costruttivo, rischia di ridurre considerevolmente il vantaggio competitivo dell’industria automobilistica tedesca e ridurre il numero degli occupati nella filiera. Volkswagen punta dunque alla leadership nel mondo elettrico e a governare la transizione.

  • Clima? Uno tsunami per le compagnie
Non è solo una questione di sopravvivenza in un ambiente favorevole all’uomo. Il cambiamento climatico apre anche questioni economiche rilevanti. Il conto da pagare rischia di essere insostenibile, in particolare per le compagnie assicurative che si trovano a coprire, persone e beni ma anche i danni indiretti causati dalle catastrofi naturali. Anche per questo il cambiamento climatico, ormai da qualche anno, è al centro dell’agenda del settore assicurativo. Non a caso la 20ma edizione dell’Annual delle Assicurazioni 2018 del Sole 24 Ore, che si è svolto il 12 e 13 novembre, è stato inaugurato con un intervento sull’analisi degli scenari metereologici realizzata da Antonio Navarra, presidente del centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici.
  • La sostenibilità piace anche ai Pir
I Pir hanno avuto un grande merito: aver riportato l’attenzione su un segmento di mercato troppo spesso trascurato, quello delle Pmi. Un bacino imprenditoriale di rilievo, composto in genere da realtà sane, sconosciute ai più che ora possono avere l’occasione di entrare a pieno titolo nel portafoglio dei gestori italiani. Se poi i Pir riuscissero anche a far emergere la parte sostenibile nel business di queste aziende, si chiuderebbe un circolo virtuoso.
Ma come si stanno muovendo i gestori dei piani di risparmio su questo versante?
  • Solo 107 fondi in Italia sono classificati come «responsabili»
In Italia il loro peso sul patrimonio complessivo dei fondi comuni è inferiore all’1,4%, sono 107 prodotti e nel primo semestre del 2018 hanno raccolto 2,2 miliardi rispetto ai 10 incassati dal settore. Sono questi in sintesi i numeri dei fondi comuni classificati come “sostenibili e responsabili” che operano nel nostro Paese e che gestiscono quasi 14 miliardi. Un po’ pochi se rapportati ai 1.091 prodotti censiti da Assogestioni, l’associazione dei gestori di patrimoni operativi in Italia, e ancora meno se confrontati con l’universo di quasi 30mila fondi venduti sul territorio nazionale al pubblico retail.
  • Ma i consulenti vogliono più formazione
Quanto è sentita tra i consulenti finanziari la necessità di proporre ai propri clienti prodotti con una logica che sposta gli investimenti sostenibili? E soprattutto quale è la percezione degli investimenti socialmente sostenibili e l’interesse verso questo ambito dai clienti dei consulenti? Elementi, questi, imprescindibili per fare scelte di investimento che vadano in questa direzione.
A queste e altre domande da alcuni anni da un contributo interessante un sondaggio condotto da Anasf, la principale associazione di categoria dei consulenti finanziari.
  • La scorta di quota 100
Con l’adozione di quota 100 chi vorrà anticipare il ritiro dovrà accontentarsi di vitalizi più leggeri fino al 30 per cento. Diventerà ancora più importante quindi pensare per tempo ad aderire alla previdenza integrativa. In questo modo si potrà contare su un tenore di vita più adeguato anche in presenza di eventuali discontinuità lavorative; garantirsi l’anticipo di un gruzzolo in alcune situazioni (acquisto della prima casa per sé o per i figli, spese mediche, inoccupazione o invalidità).
  • I Pip a gestione separata resistono allo spread
Nei primi nove mesi del 2018 i risultati dei fondi pensione sono in rosso. Le variazioni medie aggregate, al netto dei costi di gestione e della fiscalità hanno segnato un -0,1% e un -0,2%, rispettivamente, per i fondi negoziali e i fondi aperti; -0,1 per i Pip “nuovi” di ramo III. A pesare sul bilancio del 2018 è anche il rialzo dei rendimenti delle obbligazioni governative risaliti in misura significativa negli Stati Uniti e minore in Europa, riflettendo il diverso orientamento delle politiche monetarie; per i titoli italiani, il premio per il rischio sovrano, il cosiddetto spread, si è allargato in modo consistente a partire dalla seconda metà dell’anno con un trend che continua in questi giorni.