Analisi ItaliaOggi Sette sull’impatto redistributivo della manovra. Ecco chi vince e chi perde

Sulle imprese nel 2019 maggiori tasse per 6,5 miliardi
di Antonio Giancane

Manovra leggera, anzi leggerissima. A sorpresa, il disegno di legge di bilancio approvato dal governo porta una ventata di leggerezza sui conti pubblici. Ma che potrebbe rivelarsi, alla lunga, piuttosto indigesta se sarà avviata una procedura di infrazione dall’Ue. Questi i risultati dell’analisi dell’impatto redistributivo della manovra, realizzata da Italia Oggi Sette sulla base dei primi dati disponibili dalla relazione tecnica al ddl di bilancio per il 2019-21.

I numeri. I disegni di legge su reddito di cittadinanza e su previdenza (quota 100) determinano un sensibile aumento del deficit, valutabile in oltre un punto percentuale sul Pil.
La manovra quindi è coerente con l’annunciata politica fiscale meno restrittiva, con un indebitamento netto pari al 2,4% del Pil nel 2019, al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021.
Gli effetti sul deficit confermano il piano espansivo e sembrano giustificare il prudente atteggiamento del ministro dell’economia Giovanni Tria, che ha presentato al Quirinale un disegno di legge formalmente in linea con il rispetto dell’art. 81 della Costituzione. Demandando reddito di cittadinanza e quota 100 ad altri provvedimenti collegati.
Gli effetti sul deficit della simulazione appaiono chiaramente negativi anche rispetto alle previsioni. Le maggiori spese (20 miliardi) eccedono quelle delle entrate per circa 5 miliardi nel 2019, 10 miliardi nel 2020 e 5 miliardi nel 2021 anche al netto delle clausole di salvaguardia previste per il biennio 2020-2021 (rispettivamente 13,6 e 15,7 miliardi di maggiori entrate derivanti da Iva e accise). In altri termini, la stima di indebitamento netto per il 2019 (già contestata dalla Ue) potrebbe rivelarsi superiore rispetto a un quadro tendenziale del 2,4% del Pil.

Più entrate, più spese. La manovra produrrebbe un aumento complessivo delle entrate nel 2019 per circa 14,7 miliardi, più di un punto percentuale sul Pil. Tale aumento è previsto anche per il 2020 e 2021, anche se incorpora il teorico gettito delle clausole di salvaguardia. I principali fattori di aumento delle entrate riguardano l’Irpef, l’abolizione dell’Iri (rimpiazzata dalla flat tax del 15%) e dell’Ace, dal taglio degli ammortamenti agevolati, dal condono e dal ricavato della concessione per la banda larga (6 miliardi e mezzo).
Le spese crescono invece nel prossimo anno per effetto della manovra di 22 miliardi (19 al netto delle rimodulazioni disposte dal disegno di legge di bilancio), di 30 miliardi nel 2020 e di 26 miliardi nel 2021, in parte compensate da tagli per 5 miliardi per ognuno degli anni considerati. I principali fattori di aumento sono le spese sociali e l’aumento dei fondi per gli investimenti degli enti locali, del Fondo sanitario, per le missioni internazionali e degli investimenti pluriennali in infrastrutture.
Più sostegno alle famiglie. Le eventuali maggiori entrate che deriveranno dal condono si traducono in maggiori trasferimenti sociali. Principali beneficiarie saranno le famiglie che nel triennio 2019-2021 si avvantaggiano, tra maggiori sussidi e sgravi fiscali, di oltre 50 miliardi di euro. In particolare, i lavoratori dipendenti avrebbero vantaggi netti per circa 10 miliardi nel prossimo anno, comprensivi dei benefici del reddito di cittadinanza e delle nuove norme di superamento della legge Fornero in materia previdenziale. A questo si aggiunge un aumento di 4 miliardi e mezzo di euro a vantaggio dei pensionati, sia in termini di reddito, che di sgravi fiscali su casa e affitti.

Secondo la nostra stima le famiglie si avvalgono di maggiori sussidi per 16,5 miliardi nel prossimo anno, per 23,9 miliardi nel 2020 e per 23 miliardi nel 2021. Tale maggiore reddito disponibile potrebbe tuttavia essere parzialmente compensato dalla eventuale maggiore imposizione indiretta derivante dalle clausole di salvaguardia a decorrere dal 2020. Ma anche in tale eventualità il governo intende intervenire a «neutralizzare» gli aumenti con la manovra correttiva del prossimo anno.
Il «prestito» delle imprese. Ben diverso sul 2019 il discorso relativo alle imprese. In termini finanziari, l’impatto della manovra gialloverde non sarà neutrale. Il salasso è però limitato a un solo esercizio finanziario. Come dire, una «anticipazione» di 6,5 miliardi di maggiori tasse.

Per il 2020 e 2021, andando a regime i nuovi strumenti del governo e anche al netto della futura «flat tax», la manovra avrà un effetto redistributivo anche per le imprese e i lavoratori autonomi garantendo una riduzione delle aliquote legali e del prelievo. Le imprese si potranno avvalere di maggiori aiuti di circa un miliardo all’anno per l’intero triennio, oltre alla sanatoria fiscale (da definire) e a riduzioni di imposte per poco meno di 10 miliardi nel triennio. Gli interventi dovrebbero favorire i lavoratori autonomi e le Pmi. Queste ultime dovrebbero versare 4 miliardi di tasse in più nel 2019 ma ne risparmierebbero 6 miliardi a regime.

Fonte:
logoitalia oggi7