Lo scorso anno i reclami ai comparti di previdenza integrativa inviati dagli aderenti sono stati 3.447, in calo del 20%. Ma restano alcune aree di criticità
di Carlo Giuro

Nel sistema italiano di previdenza complementare assume particolare interesse l’analisi dei reclami riportata nella Relazione annuale della Covip. Quanto e per cosa si reclama? E’ utile ricordare che la disciplina relativa è stata introdotta dall’Autorità di Vigilanza con la Deliberazione del 4 novembre 2010, in vigore dal’aprile 2011. L’obiettivo è di favorire la costruzione di un rapporto tra i fondi pensione e i loro aderenti nel convincimento che gli organismi previdenziali debbano rappresentare il luogo naturale di composizione dei contrasti. Ruolo importante viene poi attribuito agli esposti, quelle comunicazioni scritte con le quali si segnalano alla Covip, solutore di seconda istanza, irregolarità, criticità o anomalie relative alla gestione delle forme pensionistiche complementari.

Andando ai dati statistici, nel 2017 i reclami pervenuti ai fondi pensione sono stati 3.447, in diminuzione di quasi il 20% sul 2016. Il numero di reclami risulta sostanzialmente stabile in confronto all’anno precedente nei fondi pensione aperti e nei fondi pensione preesistenti, mentre si riduce di circa 950 unità nei pip, e in misura meno significativa (circa 60 unità) nei fondi pensione negoziali. L’incidenza rispetto al numero degli iscritti rimane peraltro molto più alta per i pip e per gli aperti, e più bassa per i negoziali. Andando all’oggetto dei reclami, quelli relativi alla gestione amministrativa sono pari a circa il 77%. Le quote più rilevanti riguardano le prestazioni per trasferimento (21,1% rispetto al 23,2 del 2016), il riscatto e l’anticipazione (28,4% rispetto al 26,5 del 2016). La porzione dei reclami sulle prestazioni pensionistiche continua a rimanere rilevante per i preesistenti (quasi il 33 %), pur diminuendo rispetto al 2016 (circa il 40%). La parte riguardante i profili di trasparenza, pari al 9,6%, si incrementa di circa un punto percentuale rispetto al 2016; le quote dei reclami relativi alla gestione delle risorse e alla raccolta delle adesioni, pur crescendo rispetto al 2016, si mantengono comunque a livelli contenuti (considerate congiuntamente, di poco oltre il 4% rispetto al 3% del 2016).

Si conferma infine il peso marginale dei reclami relativi al funzionamento degli organi (lo 0,1%, in linea con il 2016). Nell’ambito dell’attività di vigilanza, assumono poi rilevanza gli esposti alla Covip. Nel 2017 gli esposti pervenuti sono stati 536 (rispetto ai 712 del 2016), di cui 47 relativi ai fondi pensione negoziali, 85 ai fondi aperti, 273 ai pip e 131 riguardanti i fondi preesistenti. La maggior parte di quelli relativi ai fondi pensione negoziali ha riguardato criticità afferenti all’esercizio delle prerogative individuali da parte degli aderenti e le omissioni contributive. Anche per i fondi pensione aperti e i pip le problematiche più ricorrenti (oltre l’80% dei casi) hanno riguardato la gestione amministrativa e, in particolare, la ritardata o mancata esecuzione delle richieste di anticipazione, riscatto o trasferimento della posizione individuale.

In tale ambito l’area che rimane maggiormente critica è quella dei trasferimenti della posizione individuale, legata a tempi di espletamento delle pratiche eccessivamente lunghi o a richieste di documentazione di non immediata evidenza quanto a utilità o necessità. La Covip rileva in ogni modo che in termini assoluti il numero di esposti afferenti a tale area è diminuito sia con riferimento ai fondi pensione aperti (le segnalazioni sono passate da 72 nel 2016 a 36) sia, seppur in misura minore, con riferimento ai pip (139 segnalazioni rispetto alle 158 del 2016). Con riferimento ai fondi preesistenti, si mantiene costante il numero degli esposti alla Covip aventi a oggetto le questioni relative all’esercizio delle prerogative riconosciute agli iscritti. Sono invece aumentate le contestazioni in ordine ai profili di trasparenza nei confronti degli aderenti. (riproduzione riservata)

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