Solvency II al 160% nonostante lo spread

Balzo del 45,5% a 231 milioni di euro del risultato operativo di Cattolica assicurazioni nei primi nove mesi dell’anno. I conti evidenziano anche un utile netto consolidato di 93 milioni, rispetto ai 30 mln dello stesso periodo del 2017, e un risultato netto di gruppo salito da 21 a 72 mln.
La raccolta premi complessiva è cresciuta del 16,7% a 4,272 miliardi (invariata in termini omogenei). Il ramo danni ha registrato un incremento del 5,8% (+2,8% omogeneo) nei premi diretti, mentre il vita ha realizzato un +23,5% (-1,6% omogeneo), con un’azione di revisione dei prodotti e la progressiva riduzione del profilo di rischio. Escludendo il contributo di Vera e delle joint venture con Bpvi, il business vita è salito del 3,4%. In forte miglioramento la profittabilità tecnica dei rami danni, con un combined ratio al 93% (-1,9 punti), grazie soprattutto al comparto non auto. Confermata la solidità patrimoniale, con un Solvency II al 160%.
«I risultati confermano il trend positivo che sta caratterizzando il 2018, in linea con gli obiettivi del piano industriale», ha affermato, il vicedirettore generale Enrico Mattioli. «Il balzo del risultato operativo attesta l’efficacia delle azioni di business intraprese durante l’anno. La raccolta complessiva è in crescita, anche grazie alla capacità assuntiva della rete agenziale.

I risultati di questo trimestre sono sostenuti da un deciso miglioramento nella performance tecnica. La solidità patrimoniale del gruppo si conferma robusta nonostante l’aumento dello spread sui titoli governativi italiani. Mattioli ha aggiunto che la joint venture con il Banco Bpm «procede in linea con le nostre attese e i rapporti sono ottimi, anche se la situazione dei mercati in questo momento non aiuta la vendita di alcune tipologie di prodotti».
La compagnia veronese prevede per l’intero anno un risultato operativo e di utile netto in miglioramento rispetto allo scorso esercizio, sebbene il mercato assicurativo sia ancora caratterizzato da un’elevata competitività, da bassi tassi di interesse e da una significativa volatilità del differenziale Btp-Bund.

L’a.d. Alberto Minali è tornato sul tema del volatility adjustment, previsto nelle regole di Solvency II per le assicurazioni, ribadendo che il meccanismo «funziona male».
Le criticità sono state rilevate dall’Ivass e recentemente l’Ania ha chiesto una modifica dello strumento. «Il limite del volatility adjustment è che funziona a scalino.
Quando entra in funzione questo correttore della volatilità, comporta importanti benefici sul capitale, ma nel terzo trimestre non è scattato per appena tre punti base». Se lo spread fosse stato appena più ampio, ci sarebbero stati benefici per circa 30 punti percentuali sul capitale. Minali ha ricordato la richiesta delle compagnie italiane per una modifica inoltrata a Eiopa, l’organo di vigilanza europeo sulle assicurazioni, anche se è necessario un atto legislativo.
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