di Francesco Ninfole
Il tasso di risparmio delle famiglie italiane è arrivato all’8,6% del reddito nel 2016, una percentuale più che dimezzata rispetto al 19% della metà degli anni Novanta. Lo ha sottolineato ieri il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nella Giornata mondiale del risparmio. Il tasso, «in passato elevato nel confronto internazionale, è oggi inferiore a quello medio degli altri principali Paesi dell’area euro», ha sottolineato.
La ricchezza totale netta degli italiani è ancora alta: quasi 9 volte il reddito disponibile, su livelli vicini a quello degli altri grandi Paesi Ue. Ma la tendenza degli ultimi anni ha segnato un cambio di rotta rilevante. Le ragioni strutturali, secondo Visco, riguardano «l’intenso sviluppo del settore finanziario», che ha ampliato la capacità delle famiglie di ottenere prestiti e di ridistribuire i consumi lungo l’arco della vita, «la forte riduzione dei tassi di interesse», che ha reso i prestiti meno onerosi, e «le dinamiche demografiche». A queste motivazioni si aggiungono quelle legate alla recessione: «Negli anni della crisi il calo del tasso di risparmio ha risentito della debolezza del reddito disponibile e del tentativo delle famiglie di contenerne le ripercussioni negative sui consumi», ha osservato Visco. Dalle indagini di Bankitalia sui bilanci delle famiglie emerge che il calo è stato più ampio per i giovani, più colpiti dagli effetti della recessione sul mercato del lavoro. Perciò, secondo il governatore, «l’aumento della capacità di risparmio dovrà essere favorito da un adeguato sviluppo della previdenza integrativa». Assieme alla riduzione del risparmio, è aumentata la propensione all’indebitamento, che resta comunque bassa rispetto ad altre aree: le passività finanziarie delle famiglie italiane sono pari al 62% del reddito, mentre sono attorno al 100% nell’Eurozona.
Negli anni è cambiata anche la composizione dell’investimento delle famiglie in attività finanziarie, pari oggi a 4.200 miliardi. Il peso di circolante e depositi è salito al 30% negli ultimi anni, anche per l’insicurezza causata dalla crisi. Per la stessa ragione è calata la quota di bond pubblici e bancari (su questi ultimi ha pesato anche l’effetto bail-in). Il 30% delle obbligazioni bancarie detenute dalle famiglie scadrà entro quest’anno, il 70% entro il 2020. Sono in forte aumento invece le quote di fondi comuni (dal 3% nel 1990 al 12% oggi) e le riserve assicurative e gli strumenti previdenziali (dall’8 al 23%). Visco ha evidenziato che la disponibilità di una pluralità di strumenti «consente al risparmiatore di compiere le scelte che meglio rispondono alle sue esigenze», ma può aumentare «la complessità delle decisioni e i rischi». Di conseguenza, il governatore ha ricordato l’importanza della diversificazione e di un’adeguata educazione finanziaria. Con la Mifid 2 una tutela in più sarà quella della product governance, che consentirà alle autorità di bloccare l’offerta di prodotti troppo rischiosi ai clienti. (riproduzione riservata)
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