Le assicurazioni sono pronte a tornare nel settore dell’Rc Medica dopo l’approvazione della legge Gelli Bianco che promette di ridare certezza al settore della responsabilità sanitaria. Il mercato delle polizze a copertura della responsabilità dei medici potenzialmente vale più di 2 miliardi di euro ma negli ultimi anni le assicurazioni italiane ne erano gradualmente uscite, lasciando la scena a pochi agguerriti operatori esteri come gli americani di Am Trust, che oggi assicura più della metà della aziende sanitarie locali. Per quel poco che sono rimaste le compagnie italiane, anno dopo anno, hanno visto crescere i sinistri che hanno abbondantemente superato i premi incassati. Mentre le Asl e le Regioni hanno deciso spesso di optare per un regime di autoassicurazione, facendo quindi fronte agli eventuali sinistri con le proprie risorse. Una situazione insostenibile, «dovuta al crescere dei contenziosi e all’incertezza per gli assicuratori di poter stimare con regole certe l’entità e la frequenza dei danni», ha sottolineato ieri il presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, durante la presentazione del volume «La nuova responsabilità sanitaria e la sua assicurazione», scritto dallo stesso estensore della legge, l’onorevole Federico Gelli. «La nuova legge segna una svolta epocale e arriva finalmente al problema», ha aggiunto il presidente dell’associazione che rappresenta le compagnie di assicurazione che operano in Italia.

Tra le novità più rilevanti previste dalla legge, ha continuato Farina, ci sono l’introduzione del risk management ex ante, ma anche la riduzione dell’onere della prova per i medici e una definizione più precisa dei rischi. E poi c’è la nuova tabella nazionale per la definizione del rischio biologico, prevista dalla legge annuale per la Concorrenza. Insomma sono stati posti dei pilastri fondamentali per ridare certezza al mercato e consentire alle compagnie di tornare a offrire polizze sanitarie. Ora mancano i decreti attuativi dei ministeri competenti. «La speranza è che arrivino entro l’anno», ha aggiunto lo stesso Gelli. Decreti che dovranno chiarire aspetti tutt’altro che secondari.

Come quello che riguarda criteri univoci per chi continuerà a preferire l’autoassicurazione. Oppure le modalità di calcolo del fondo di garanzia, che come nel caso del fondo vittime della strada per l’Rc Auto, dovrà intervenire per esempio in caso di fallimento di una compagnia assicurativa per rifondere le vittime di malpractice. La legge prevede il versamento del 4% dei premi. Con il sistema attuale, in cui circa il 70-80% del mercato è in regime di autoassicurazione «il fondo rischia però di essere insufficiente», osserva l’avvocato Marco Ferraro, esperto del settore e consulente della riforma. Per renderlo più efficace si potrebbe pensare di chiedere un contributo anche a chi sceglie l’autoassicurazione, ma la manovra è tutt’altro che agevole. (riproduzione riservata)
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