di Roberta Castellarin
Marcia inarrestabile per i Pir. Equita sim, che a inizio anno stimava appena 1,6 miliardi di raccolta netta, ha rivisto per la seconda volta al rialzo gli obiettivi. A maggio la stima era già salita a 10 miliardi euro e ieri l’asticella è stata alzata a quota a 11 miliadi. Tutto merito di un dato di tutto rispetto sui nove mesi e di prospettive rosee per la restante parte dell’esercizio. La revisione segue infatti l’aggiornamento trimestrale di Assogestioni, che ha comunicato che nel terzo trimestre la raccolta netta è stata pari a 2,2 miliardi, per un totale da inizio anno di oltre 7,5 miliardi. Il dato trimestrale, commenta Equita, «si confronta con 1,1 miliardi del primo trimestre e 4,3 miliardi del secondo. Le masse gestite superano 12,2 miliardi, di cui 35% in prodotti azionari, 37% bilanciati e 28% flessibili».

Del resto, anche la stima del ministero dell’Economia sulla raccolta di investimenti da parte dei Pir era, all’inizio dell’anno, di 1,8 miliardi. «Oggi riteniamo che i Pir arriveranno a totalizzare oltre i 10 miliardi di raccolta», ha spiegato Raffaele Russo, dirigente del dicastero. «I Pir hanno dato molta attenzione alle imprese quotate all’Aim, che si è a sua volta giovato, come mercato, di un dividendo di visibilità ed ha acquisito nuovo interesse per le prospettive future che si sono aperte». Russo ha inoltre posto l’accento sulle misure a favore della quotazione in Borsa delle piccole imprese che il governo ha inserito nella legge di bilancio per il 2018: «Le società che intraprendono il percorso di quotazione potranno avvalersi di un credito d’imposta per le spese di consulenza nei limiti di 500 mila euro, e lo stanziamento del governo per un triennio è di 80 milioni».
Per qunto riguarda le società che operano nel settore, la prima per flussi da inizio anno nei Pir è il gruppo Intesa Sanpaolo con 1,93 miliardi (di cui 1,283 miliardi riferiti a Eurizon Capital e 653 milioni a Fideuram), seguito da Mediolanum con 1,59 miliardi e Arca (578 milioni); poi Amundi (576 milioni), Anima (539 milioni) e Lyxor (493 milioni) che propone Etf sui Pir.

I Pir, Piani Individuali di Risparmio, nascono con l’obiettivo di promuovere un’allocazione più efficiente del risparmio delle famiglie e incanalarlo verso l’economia reale italiana. Presentano benefici fiscali nel medio termine per i sottoscrittori, esenti dal pagamento dell’imposta sui redditi da investimento, qualora rispettino i seguenti vincoli: importo massimo investito annuo pari a 30 mila euro, 5 anni di lock-up e portafoglio diversificato composto per il 70% da strumenti finanziari emessi da imprese con organizzazione stabile in Italia (azioni e obbligazioni, quotati o non quotati, nei mercati principali o nei sistemi multilaterali di negoziazione); di questa quota, almeno il 30% deve essere investito in mid-small cap non incluse nell’indice Ftse Mib, il 10% massimo deve essere destinato allo stesso emittente.
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