di Teresa Campo
Strada spianata per i Pir del mattone: nella riunione del 21 novembre sono stati ufficialmente respinti dalla Commissione Bilancio del Senato gli emendamenti presentati da M5Stelle e Mdp e che miravano alla soppressione dell’art.11. La Commissione ha infatti riconosciuto al comparto immobiliare valenza produttiva per l’economia del Paese andando così ad annoverare il real estate tra gli asset e strumenti finanziari su cui possono investire i Piani individuali di Risparmio varati un anno fa.
Nei prossimi giorni l’iter parlamentare del provvedimento proseguirà, «ma con maggiore consapevolezza di quanto sia importante tutelare immobili e investimenti che concorrono a sviluppare e rendere più funzionali città e territori», ha spiegato Paolo Crisafi, direttore generale di Assoimmobiliare, «coinvolgendo peraltro un mondo assai vasto e variegato, che spazia dai costruttori agli enti locali, dal sistema bancario a quello assicurativo, e le rispettive associazioni di categoria: Ance, Ania, Abi e Anci, per il bene del Paese». Ulteriori emendamenti alla Legge di bilancio (Pir inclusi), in questo caso presentati dal governo, potranno essere solo migliorativi. Ma l’eventualità è ritenuta improbabile sia perché a questo punto non si vuole più modificare l’impianto della Legge di bilancio sia perché non si vuole toccare la normativa dei Pir in vigore ma semplicemente aprirla anche al mattone. Quella approvata dal Senato viene considerata dunque la forma definitiva del documento: il calendario istituzionale non è ancora stato reso noto, ma la prossima settimana dovrebbe passare al vaglio della Camera dei deputati, che appunto non dovrebbe apportare particolari modifiche.
Grandi comunque le aspettative riguardanti l’introduzione nei Pir della componente immobiliare e che vanno dall’aumento di liquidità del settore real estate al ridimensionamento del rischio di bolla speculativa su azioni e bond delle piccole e medie imprese grazie proprio all’ampliamento del novero di strumenti acquistabili dai fondi Pir, dal rialzo in borsa dei titoli immobiliari esistenti allo sbarco in Borsa di nuove realtà. Insomma considerando anche la propensione degli italiani all’investimento immobiliare (in forma sia diretta che indiretta) l’inclusione potrebbe avere un importante effetto positivo su tutto il mercato immobiliare italiano. Da sottolineare che l’apertura dei Piani di risparmio al real estate è piena e completa: «non ci sono infatti limiti alla tipologia di asset e operazioni immobiliari su cui potranno investire», ha confermato Crisafi. «Ma proprio questo potrebbe forse essere il limite della normativa: gli ambiti in cui operare sono svariati e le necessità del Paese enormi. Il rischio è dunque è che si finisca per lasciare indietro settori importanti, in particolare rigenerazione urbana e, soprattutto, recupero degli immobili industriali». Del tema peraltro si sta già discutendo ampiamente. E’ di ieri l’incontro a porte chiuse tenutosi a Roma e dedicato appunto a «I Piani individuali di risparmio per il rilancio delle Pmi italiane», con la presenza di Luigi Abete, presidente Febaf e Bnl, Maurizio Bernardo, presidente Commissione finanze della Camera dei deputati, Bianca Maria Farina, presidente Ania e Poste Italiane , Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del Mef e appunto Crisafi di Assoimmobiliare. «Proprio con Farina e Abete abbiamo già avviato forme di collaborazione, destinate a diventare sempre più fattive». (riproduzione riservata)
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