di Roberta Castellarin e Paola Valentini
L’industria europea dell’asset management si prepara a chiudere un nuovo anno da record. Nei nove mesi del 2017 le masse in gestione di fondi e sicav hanno raggiunto i 10,2 mila miliardi in base ai dati Thomson Reuters Lipper. Merito di una raccolta netta di 614 miliardi. L’Italia gioca la sua parte con flussi netti da inizio anno a 58 miliardi e con asset per 983 miliardi. Non a caso molti asset manager esteri continuano ad arrivare sul mercato tricolore per sfruttare il momentum. Contando anche sulla carta degli accordi di distribuzione con le reti di promotori finanziari che stanno avendo un ruolo importante nella distribuzione dei prodotti del risparmio gestito.

Dai dati Assoreti emerge che a settembre il 49% di quanto confluito nei fondi è stato promosso dalle reti. E da inizio anno la percentuale è pari al 40%: su 57,4 miliardi di euro raccolti dalle gestioni collettive aperte l’apporto delle reti si è infatti attestato a 23,2 miliardi di euro. Intanto per i gruppi bancari italiani quello dell’asset management continua a essere un business ad alta reddività.

Non stupisce quindi che le investment bank seguano con attenzione come sono posizionati gli istituti di credito in questo settore. Nell’ultimo report sul settore bancario italiano gli analisti di Credit Suisse sottolineano che la cessione di Pioneer potrebbe essere stata una scelta sub-ottimale in termini di futura redditività per il gruppo Unicredit . Mentre, sempre secondo gli esperti di Credit Suisse, per Ubi il poter estendere il suo buon track record nell’estrarre redditività dal risparmio gestito alle tre nuove banche acquisite (che oggi non sono abbastanza presenti nel wealth management), potrebbe rappresentare una carta vincente. Il gruppo Intesa Sanpaolo può contare sui dati di Eurizon che si posiziona in testa alla classifica per raccolta netta da inizio anno con 12,7 miliardi di flussi netti nei fondi aperti. La sgr guidata dall’ad Tommaso Corcos conquista anche l’undicesimo posto nella classifica di Lipper sui best seller nei nove mesi in Europa. Classifica che vede al primo posto BlackRock, con flussi per 59 miliardi nei fondi e 26 miliardi negli Etf per un totale di 84,9 miliardi, seguito da Pimco, secondo con oltre 41 miliardi, quasi tutti concentrati nei fondi (gli Etf contano solo per 1,4 miliardi). Terzo si piazza Amundi con 39,4 miliardi di cui poco meno di 10 miliardi negli Etf.

Peraltro Amundi, anche grazie alla recente acquisizione da Unicredit di Pioneer, è oggi il secondo maggior gruppo europeo, dopo Blackrock con 394 miliardi di masse, seguito da Jp Morgan a quota 319 miliardi. La prima società italiana della top 20 per masse gestite è ancora una volta Eurizon Capital, al quindicesimo posto con masse in fondi per 151 miliardi concentrate, peraltro, sull’Italia. Nel mercato italiano Amundi ha raggiunto, con l’integrazione di Pioneer, masse per 118,6 miliardi in fondi aperti, salendo al secondo posto, dopo Intesa Sanpaolo che è a quota 194 miliardi (considerando insieme ai 151 miliardi di Eurizon i 43 miliardi di Fideuram). Al terzo posto per asset in gestione si trova invece il colosso Generali con 79 miliardi. Cresce anche il peso dei big money esteri con JP Morgan asset management che in Italia ha un patrimonio di 31,7 miliardi anche grazie a una raccolta da inizio anno di quasi 3 miliardi. Mentre Franklin Templeton ha registrato da inizio anno una raccolta netta negativa per 863 milioni, con masse per 16,7 miliardi.

Tornando al panorama europeo dal punto di vista dei singoli prodotti più venduti Pimco Gis Income è diventato il più grande fondo comune europeo e sta facendo la fortuna dell’asset manager del gruppo Allianz . In base ai dati dell’ultimo report di Morningstar sui flussi dei fondi aperti in Europa, grazie a una raccolta record negli otto mesi del 2017 pari a 26,7 miliardi (il 75% di tutta la raccolta realizzata dal gruppo nel periodo), il comparto obbligazionario di Pimco ha raggiunto il picco di 45,6 miliardi di masse. Il fondo Gis Income negli ultimi mesi è stato molto gettonato per via della continua caccia al rendimento da parte degli investitori retail e istituzionali. Il fondo da inizio anno nella quota in euro ha registrato una performance del 5,4%. E proprio la ricerca di rendimento, ma anche la necessità di un approccio sempre più diversificato agli investimenti fanno sì che quello dell’asset management sia un business destinato a crescere ancora. Nel nuovo report Asset & wealth management revolution: embracing exponential change, PwC prevede che gli asset under management globali quasi raddoppieranno entro il 2025, crescendo dai 84,9 mila miliardi del 2016, fino a 145,4 mila miliardi entro il 2025.

Elisabetta Caldirola, responsabile PwC per l’Italia del settore asset & wealth management, sottolinea: «Gli asset & wealth manager potranno trarre vantaggi da questa considerevole crescita degli attivi in gestione se le aziende che operano nel settore sapranno essere innovative». Caldirola cita le teorie di Darwin per dire che non saranno solo i più grandi a vincere ma anche quelli che sapranno adattarsi meglio ai cambiamenti. «La forte competizione e la fine delle nicchie locali costringerà i perdenti a uscire dal mercato. Il settore sarà molto diverso tra cinque o dieci anni: ci aspettiamo meno aziende con molti più asset in gestione, più efficienti, più digitali e con una significativa riduzione del costo dei prodotti e dei prezzi dei servizi erogati», conclude Caldirola. (riproduzione riservata)

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