di Lucio Sironi
Azimut ha chiuso i nove mesi dell’anno con un utile netto consolidato di 156,2 milioni (erano 121,3 nei nove mesi 2016), secondo miglior risultato della sua storia in questo periodo. Ma gli investitori ieri hanno focalizzato l’attenzione soprattutto sul nuovo modello di gestione, annunciato ieri mattina, che nelle intenzioni del presidente Pietro Giuliani e dell’ad Sergio Albarelli mira a razionalizzare la gamma di prodotti e ottimizzare la piattaforma internazionale costruita in questi ultimi anni e articolata su nuclei di gestione presenti in più continenti. Il progetto a questo punto prevede la creazione di un team globale di gestione che monitorerà i mercati finanziari 24 ore su 24 tramite le diverse sedi operative basate in Europa, Medioriente, Africa, Asia-Pacifico e Americhe.

Azimut oggi conta su circa 80 investment professional (oltre 20 sono analisti), in prevalenza basati nei Paesi emergenti, che hanno esperienza di mercati locali e internazionali. «Un gruppo europeo con head quarter in Italia», spiega una nota, «manterrà focus ed eccellenze di gestione al suo interno come Andrea Aliberti, Alessandro Baldin e Alessandro Capeccia, cui sarà demandata la continuità delle performance sul mercato italiano ed europeo. Il gruppo di gestori multimanager, con Claudio Basso alla guida, continuerà a mettere a disposizione la sua expertise sia sui prodotti interni che su quelli gestiti esternamente». Previsto anche un global trading desk per ottimizzare i costi operativi e una maggiore funzionalità.

Mentre per le gestioni patrimoniali, la razionalizzazione è già stata avviata sotto la guida di Massimo Donatoni come responsabile d’area, con due team specializzati in base a un approccio total return in alternativa a quello a benchmark, «facendo leva anche sulla piattaforma aperta di soluzioni costruita dal gruppo». Della riorganizzazione non faranno parte alcuni gestori storici presenti in Italia (Fausto Artoni, Gherardo Spinola, Stefano Mach), che hanno deciso di costituire una società esterna cui Azimut darà delega di gestione su alcuni prodotti di cui si sono occupati finora, a cominciare dai fondi Azimut Trend e Azimut Trend Italia. Azimut ha voluto precisare che «manterrà ottimi rapporti» con questi gestori, «che sono e resteranno azionisti». L’accordo deve essere solo definito nei dettagli e sarà operativo dal 1 gennaio 2018.

L’uscita di alcuni nomi storici, che pure manterranno una stretta collaborazione con la società, ha tuttavia preoccupato gli investitori che hanno messo sotto pressione il titolo nella seduta di ieri, chiusa con una flessione del 5,3% a 16,16 euro.

Tornando ai conti dei nove mesi, i ricavi consolidati si sono attestati a 591,8 milioni (498,9 nei nove mesi 2016) mentre il reddito operativo consolidato è stato di 198,4 milioni. La posizione finanziaria netta consolidata a fine settembre era positiva per 103,7 milioni (era di 192,3 milioni a fine dicembre 2016), dopo aver pagato dividendi per 133 milioni, eseguito buyback per circa 50 milioni ed effettuato acquisizioni all’estero per 19. Nel periodo sono stati reclutati 56 tra consulenti finanziari e private banker, portando il totale delle reti del gruppo a 1.628 unità. «I dati positivi del trimestre», spiega l’ad Albarelli, «dimostrano la nostra capacità di generare valore in modo solido e sostenibile nel tempo e assumono un valore ancor più rilevante in considerazione della volatilità dei mercati nel periodo». (riproduzione riservata)

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