di Ester Corvi
Il 2017 sarà un anno record per i rendimenti delle cedole che le società europee staccheranno in primavera. Sono pronti a scommetterci molti analisti, che stimano un dividend yield medio (indice Eurostoxx) vicino al 4%. Alla base di questa previsione c’è un buon ritmo di aumento degli utili, che secondo gli specialisti di Ubs sarà dell’8%, e una politica più generosa di payout (monte dividendi/profitti), grazie al consolidamento della ripresa.

Resta l’incognita dell’impatto che avrà sui listini di Eurolandia l’incremento dei tassi negli Usa, che viene però minimizzato, visto che si tratta «più di un’inversione del trend da livelli estremamente bassi che l’inizio di una fase di rapida crescita» fanno notare gli esperti dell’investment bank elvetica, che si aspettano rendimenti del Treasury a dieci anni del 2,3% a fine 2017 e del 2,5% entro il dicembre 2018.

Fra i titoli che potranno evidenzieranno i maggiori dividend yield ci sono, secondo le proiezioni di Sociètè Gènèrale, le utility, come la francese Engie , i titoli dell’energia (Iberdrola e Total ), quelli dei media-tlc (Vivendi , Telefonica ) e i finanziari (Axa , Allianz , Ing, Bnp Paribas ).

Fra questi ultimi le banche evidenzieranno, a parere di Hans Ulrich Jost, gestore del fondo JB Euroland Value Stock di Gam, la migliore crescita dei dividendi visto che hanno normalizzato il payout al 45-50% rispetto al 30% del 2015. «In un contesto di tassi in aumento» dice il money manager «le banche traggono inoltre vantaggi sul fronte del miglioramento del margine di interesse».

Non solo gli istituti europei offrono sia il più alto dividend yield assoluto, intorno al 5%, e la miglior crescita potenziale dei dividendi, ma allo stesso tempo trattano al minor multiplo p/bv (prezzo/valore di libro), non lontano dai minimi registrati nel marzo del 2009, nonostante i significativi miglioramenti dal punto di vista della capitalizzazione e della massiccia riduzione dell’indebitamento.

«L’unica volta nella storia in cui il settore trattava con multipli così e allo stesso tempo offriva il dividend yield più alto rispetto a qualunque altro settore nell’Eurozona è stato nel biennio 1998-1999. Allora abbiamo assistito alla crisi asiatica e russa, seguite dalla bancarotta dell’hedge fund Ltcm, che aveva causato un crollo del valore dei titoli bancari nei primi tre mesi, seguito dal raddoppio dello stesso nei tre mesi successivi, una volta svanita la percezione del pericolo» aggiunge il fund manager. Il recente sell-off, simile a quello del 1998 è dovuto quindi, a suo avviso, più a una crisi di percezione del mercato che a una crisi degli utili.

Gli specialisti Ubs, oltre che sul rendimento della cedola, mettono inoltre l’accento sull’aumento e all’affidabilità delle cedole. Seguendo questo criterio hanno selezionato, fra gli altri, il gruppo immobiliare inglese Taylor Wimpey (9,6%), il colosso petrolifero Royal Dutch Shell (7%), la norvegese Telenor (6%), la tedesca Daimler (6%) e l’olandese Ing (5,8%).

Nelle strategie di investimento, lo stile dividend, incentrato sulla ricerca dei migliori rendimenti, si dimostrerà però nei prossimi mesi ancora efficace rispetto al value, che privilegia i titoli difensivi, o al growth, focalizzato sui ciclici? «Il value sarà probabilmente quello che darà le maggiori soddisfazioni nel 2017, alla luce dei trade reflazionistici cominciati lo scorso ottobre, grazie alla normalizzazione dei rendimenti delle obbligazioni governative europee. Guardando al futuro, i governi dell’Eurozona dovrebbero passare da interventi di supporto monetario, che sembrano aver raggiunto i propri limiti, a politiche di stimolo fiscale per rafforzare la crescita europea. Una crescita in accelerazione, combinata a prezzi delle materie prime in ripresa e al ritorno del pricing power in mano alle aziende, grazie alla diminuzione delle scorte di magazzino, saranno elementi fortemente di supporto per i margini industriali che, probabilmente, spingeranno l’inflazione al rialzo» conclude il gestore. (riproduzione riservata)
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