Di Stefania Peveraro
Mediobananca si riorganizzata in tre divisioni per far emergere ancora di più tutte le potenzialità già presenti nel settore corporate, del credito al consumo e soprattutto del wealth management (è di ieri l’annuncio dell’acquisto della quota del 50% di Banca Esperia che ancora Piazzetta Cuccia non possedeva, come si racconta nell’articolo a pag. 3); dismissioni di partecipazioni non core per 1,3 miliardi (in particolare la cessione del 3% di Generali, per scendere al 10%); e almeno un miliardo di euro da spendere in una campagna di m&a che riguarderà società nei settori sui quali l’istituto punta per crescere nei prossimi tre anni. Alla fine del periodo, se non sarà stato investito tutto, parte di quel miliardo sarà distribuito agli azionisti.

È questa l’ossatura del piano industriale 2016-2019 presentato ieri dall’amministratore delegato di Mediobanca , Alberto Nagel, e che vedrà la banca a fine piano più redditizia di quanto non sia già oggi, con un ritorno sul capitale allocato (Roac) del 12% dal 5% a giugno 2016 e con un CET1 ratio invariato al 12% (considerando che l’m&a assorbirebbe 200 punti base e che in assenza di m&a il CET1 salirebbe addirittura al 14%).

Un piano che il mercato ha accolto un po’ freddamente, con il titolo che ieri ha chiuso con un calo del 2,23% a quota 6,81 euro per azione, ma le prime reazioni degli analisti sono comunque positive. Equita (rating buy, target price 7,9 euro) scrive che il piano di Mediobanca è credibile nel complesso, leggermente ottimistico su ricavi e perdite su crediti, mentre il CET1 al 14% si confronta con la stima degli analisti di un 13,1%, ma Equita non include 100 punti base dai modelli interni. Kepler Cheuvreux conferma invece la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 7,4 euro e afferma che i target del piano al 2019 sono sostanzialmente in linea con le attese. Secondo Citigroup i target del piano al 2019 sono superiori al consenso, ma non troppo sfidanti. Quanto al capitale, Citigroup si aspetta un CET1 del 13,7% nel 2019.

In ogni caso si tratta sempre di ratio patrimoniali molto elevati che lascerebbero ampio spazio per l’annunciato m&a da parte di Mediobanca , che intende cogliere le opportunità offerte da un settore in cui sono parecchie le banche in difficoltà, che per migliorare il proprio equilibrio patrimoniale stanno vendendo asset che per il gruppo guidato da Nagel possono rappresentare ottime occasioni per crescere nel settore del factoring, degli npl e nell’asset management (sia sul fronte della distribuzione sia su quello della fabbrica prodotti).

L’obiettivo è arrivare a fine piano al giugno 2019 con 1 miliardo di euro di risultato operativo (da 700 milioni), che risulterà più diversificato per fonti (commissioni dal 22% al 30% del totale ricavi, margine di interesse dal 59% al 56%) e divisioni; in particolare le commissioni risulteranno più ampie e stabili proveniendo per il 40% dal wealth management (oggi 21%) e per il 44% dal corporate & investment banking (oggi 49%); il consumer banking manterrà la sua funzione di motore della crescita del margine di interesse di gruppo. Il contributo al risultato operativo della divisione principal investing si dimezzerà al 20% (dal 37%); il consumer banking (33%) e il Cib (32%) contribuiranno in egual misura, confermando l’efficace diversificazione corporate-retail; il contributo del wealth management raddoppierà al 15% (dal 7%).

In tema di consumer banking, va sottolineato che nell’ultimo triennio Compass ha registrato una importante crescita degli impieghi (Cagr 7%) e della redditività (Roac a giugno 2016 del 16%), rivelandosi la primaria fonte di crescita del margine di interesse di gruppo con funzione di diversificazione anticiclica rispetto ad altre divisioni maggiormente impattate dal contesto economico negativo. E per continuare lungo questo trend nei prossimi tre anni, Compass investirà nel potenziamento della distribuzione (diretta, digitale, a costi variabili) e nel ribilanciamento del portafoglio crediti verso un mix prodotto/canale più profittevole. Nel dettaglio, la distribuzione diretta sarà rafforzata con l’apertura in aree non presidiate di 10 filiali light, 25 agenzie in franchising, un più ampio utilizzo del canale digitale, integrato anche con piattaforme di e-commerce. Inoltre la quota di prestiti personali venduti dal canale diretto, cui è associata una maggiore redditività, salirà dal 47% al 55%.

Anche la redditività del capitale allocato al wealth management farà un balzo, passando dall’8 al 20%. E questo perché Mediobanca punterà sull’offerta di prodotti e servizi di gestione del risparmio a tutti i clienti del gruppo, con particolare focalizzazione sul segmento affluent&premier (CheBanca!) e sul segmento private&HNWI (Banca Esperia, Spafid e Cmb). Sarà poi creata una nuova fabbrica prodotto di gruppo, che integrerà le competenze già presenti nel segmento private e istituzionale (Banca Esperia, Cmb, Cairn Capital).

In particolare CheBanca! completerà la sua definitiva trasformazione in wealth manager, cui sarà associato un signifcativo aumento della scala (a 12 miliardi di euro in gestione a giugno 2019) e della redditività. CheBanca! valorizzerà le attività acquisite da Barclays in Italia, partendo dai 220 mila clienti acquisiti, ottimizzando la rete distributiva e utilizzando i 240 milioni ricevuti come compendio della transazione per coprire i costi di ristrutturazione e rilanciare le attività commerciale; potenzierà la rete distributiva proprietaria e costruirà una nuova rete di promotori finanziari (320 consulenti nel giugno 2019). (riproduzione riservata)
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