di Andrea Montanari
Mediobanca ha deciso di voltare radicalmente pagina. Il nuovo piano industriale triennale, illustrato alla comunità finanziaria nella giornata di giovedì 17 novembre dall’amministratore delegato, Alberto Nagel, indica con precisione la nuova mission. Un cambio di rotta, che fa seguito al precedente business plan, che è andato a compimento nel giugno scorso, nel quale si era deciso di liquidare la gran parte del portafoglio di partecipazioni storiche della merchant bank.

Si è passati così da un modello bipolare (banca d’affari e holding di partecipazioni) a una nuova tripartizione dell’attività: il corporate e investment banking, il consumer banking e il wealth management. Con un ruolo sempre di minor rilievo delle quote azionarie possedute, al punto che, come ha ribadito Nagel, si può avviare definitivamente il processo di dismisssione di una parte, il 3%, dell’attuale partecipazione detenuta (13%) nel gruppo assicurativo Generali di Trieste.

Questa rivoluzione 3.0 sarà gestita dalla squadra costruita nel corso degli anni da Nagel, amministratore delegato dal 2008 (e in banca dal 1991) che avrà accanto a sé Francesco Saverio Vinci che, arrivato in Piazzetta Cuccia nel 1987 (da gennaio festeggerà i 30 anni di lavoro), ha scalato le gerarchie fino ad arrivare al ruolo di direttore generale. Sono queste due le figure chiave dell’istituto governato dall’alto del vertice della piramide concentrato nelle funzioni di holding.

Analizzando le tre nuove business unit emerge la complessità e l’articolato organigramma della divisione Corporate & Investment banking che sarà gestita da Stefano Marsaglia, executive chairman e co-head di Cib, e Francisco Bachiller, co-head. Marsiglia, arrivato a Mediobanca nel dicembre 2013 dopo una lunga carriera ultratrennale maturata in particolare in Barclays e Rothschild, si focalizzerà sullo sviluppo del portafoglio clienti per originare nuovi mandati su scala globale e per tutte le tipologie di prodotto. Mentre Bachiller, ex Morgan Stanley, che mantiene la responsabilità di country head per i mercati di Spagna, Portogallo e Latam, avrà quale focus la gestione della divisione per garantire un modello operativo efficace e sostenibile. Con loro lavorerà un team composto da Borja Prado, nel gruppo dal 2007 dopo le esperienze in Ubs, Rothschild e Lazard (è anche presidente di Endesa, gruppo Enel ), che è chairman of global coverage che è responsabile delle origination per tutti i più importanti clienti della banca e riporta direttamente a Marsaglia, Andrè Ragowski, che diventa co-head del global coverage, in aggiunta alle sue attuali responsabilità.

Un’altra figura chiave è quella di Stefano Rangone, che come global head dell’equity capital markets, sarà anche responsabile di tutte le attività di equity linked. Sempre nella divisione Cib figura Francesco Canzonieri, arrivato in Piazzetta Cuccia nel giugno di due anni fa dopo un’esperienza decennale in Barclays, che ora assume il ruolo di global head del corporate finance, comprendendo sia le attività industriali sia il fig (financial institutions group). Canzonieri sarà anche il country head Italia, area di nuova costituzione e avrà la responsabilità di assicurare che la gamma di prodotti sia offerta al mercato ed eseguita per l’intera clientela domestica. Mentre Roberto Costa affianca oltre all’incarico già in essere anche la responsabilità dell’ufficio Cib di Roma.

A Stefano Dova, arrivato in Mediobanca lo scorso febbraio dopo dieci anni in Deutsche Bank , spetta il ruolo di capo del capital market solutions, compresi il fixed income e l’equity solutions. Nel team Cib figura poi Antonio Guglielmi, che ha lasciato il ruolo di capo della ricerca per assumere quello di responsabile di head of equity markets, la nuova struttura che include i team di equity sales, equity trading e corporate broking. La squadra di vertice del business unit Corporate & Investment banking è completata da Javier Suarez e Andrea Filtri, che assumono il ruolo di co-head dell’equity research, focalizzandosi rispettivamente su Italia ed Europa.

L’altra area strategica di business per Mediobanca è quella rappresentata dal consumer banking. Tutto ruota attorno a Compass, guidata dal 2010 dal ceo Gian Luca Sichel, in precedenza direttore generale della stessa società dopo aver maturato esperienze in Barclays, Unicredit , McKinsey e Ras. In questo caso, l’obiettivo primario è consolidare i risultati dell’attività che macina utili grazie anche al potenziamento della distribuzione.

Ma la vera svolta impressa da Nagel al business plan che punta al 2019 è quella rappresentata dal potenziamento di tutta l’attività di wealth management con l’obiettivo di andare a caccia dei grandi patrimoni italiani e internazionali. Per questa ragione, Piazzetta Cuccia ha definito due acquisizioni strategiche. La prima, quella relativa alle attività italiane di Barclays, ha permesso un irrobustimento di CheBanca!, anch’essa gestita dal marzo 2013 da Sichel, che ora punta a conquistare spazio tra la clientela affluent anche grazie a una importante rete di promotori finanziari che a fine piano, ossia il 2019, conterà su 320 professionisti. L’altra linea di business da potenziare è il digitale con il potenziamento della piattaforma di robo advisory, Yellow Advisor.

L’altra acquisizione, che permetterà la crescita dell’area wealth management, è relativa all’altro 50% acquistato ad Mediolanum della joint venture Banca Esperia, guidata dall’aprile 2009 da Andrea Cingoli dopo le esperienze in Interbanca e Ubs Italia. Il closing definito si avrà entro il primo semestre del prossimo anno, ma già ora il polo del private potrà essere potenziato per concentrarsi su patrimoni rilevanti, quella da 5 milioni in sù. E per raggiungere questi target, il nascente polo Mediobanca Private Banking comprenderà anche Spafid, gestita da Stefano Pellegrino, in istituto dal 1996, e la Compagnie Monégasque de Banque guidata dal marzo 2010 da Werner Peyer, in precedenza in Credit Suisse, Coutts Bank, e Ubs.

Con questa nuova organizzazione e questo team partita la nuova sfida della Mediobanca di Nagel, che vuole consolidare ruolo e presenza su scala europea. (riproduzione riservata)

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