di Anna Messia
La strategia nella digitalizzazione, la revisione della presenza geografica, l’accelerazione del taglio dei costi e la conferma dei target finanziari in un contesto di mercato che si è fatto decisamente più complicato. Saranno questi probabilmente i quattro punti più importanti che saranno affrontati domani a Londra nel primo Investor Day di Philippe Donnet alla guida di Generali . L’attesa, nonostante la situazione sfidante, è di un’accelerazione degli obiettivi già indicati lo scorso maggio quando era stata presentata al mercato la nuova strategia per il periodo 2015-2018, avendo raggiunto con un anno di anticipo sulla tabella di marcia il turnaround previsto dal precedente piano 2013-2015.

L’attenzione del mercato è ora focalizzata in particolare sui 7 miliardi di euro (cumulativi) di flusso di cassa netto totale già promessi a maggio scorso nel periodo 2015-2018 e sui 5 miliardi di dividendi che dovrebbero arrivare agli azionisti nello stesso periodo. E c’è chi, come gli analisti di Intesa Sanpaolo Imi, si spinge a prevedere anche qualcosa di più stimando dividendi complessivi di 5,2 miliardi e prevedendo per quest’anno una cedola di 80 centesimi, in crescita rispetto ai 72 centesimi dello scorso anno. Un dividendo che corrisponderebbe a un tasso di rendimento del 7% rispetto alle valutazioni attuali e che sarebbe destinato a salire ancora a 95 centesimi nel 2018.

“Le previsioni per l’intero anno sono molto buone e a Londra emergeranno prospettive interessanti”, aveva detto il direttore generale e group cfo, Alberto Minali, presentando a metà novembre il bilancio dei nove mesi (chiuso con un risultato netto di 1,6 mld, -5,9%). Ma per riuscire a dare soddisfazione ai suoi azionisti il gruppo deve necessariamente accelerare nei processi di riorganizzazione già avviati. Sul fronte dell’efficientamento, per esempio, con un intervento più incisivo rispetto ai target indicati lo scorso maggio, che prevedevano ulteriori risparmi per 500 milioni di euro entro il 2018 in aggiunta al miliardo già previsto al 2016, consentendo al gruppo di finanziare la trasformazione senza aumentare i costi nominali. L’idea sarebbe quella di replicare nel gruppo quanto già realizzato in Germania, secondo mercato di riferimento per il gruppo, dove sotto la guida di Giovanni Liverani c’è stata una razionalizzazione societaria e un forte taglio dei costi.

Altri Paesi importanti nel gruppo sono per esempio la Francia e l’Europa dell’Est, che appare un’area con altri tassi di crescita. Mentre il Leone potrebbe annunciare proprio domani una revisione della sua presenza nel mondo, puntando a rafforzare le partecipazioni nei mercati con maggiori potenziali di crescita e avviando l’uscita da quelli meno redditizi. Resta poi il focus sulla digitalizzazione che sta coinvolgendo tutte le fasi operative del gruppo, dai prodotti alla distribuzione (con la rete degli agenti che rimarrà però il perno di Generali ).

Un processo cha già ha spinto il Leone a firmare accordi con partner internazionali. Dall’americana Progressive alla sudafricana Discovery, che ha portato al lancio prima in Germania e poi in Francia di un prodotto innovativo come Vitality, che premia lo stile di vita sano. In Inghilterra è stata invece siglata un’alleanza con la start up MyDrive Solutions, che sviluppa algoritmi dei big data. Accordi che devono essere ora messi a frutto e non escludono neppure nuove mosse.

Resta poi alta la guarda anche sulla solidità finanziaria del gruppo. “Dal piano ci aspettiamo che vengano affrontati i principali driver dell’equity story di Generali “, si legge in un report di Equita sim. Dalla “capacità di generare capitale sufficiente per sostenere la crescita in termini di Solvency ai correttivi da apportare al business model al fine di ridurre la sensibilità di Solvency II alla variazione dello scenario tassi”, continua l’analista. A settembre scorso il solvency ratio della compagnia era del 159%, in calo rispetto al 171% di fine 2015. Resta poi da verificare la sostenibilità dell’utile operativo vita alla luce dei bassi tassi e “la sostenibilità nel medio termine del combined ratio sui livelli di minimo raggiunti negli ultimi 18-24 mesi”, conclude.
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