di PierEmilio Gadda
L’elezione di Donald Trump potrebbe scalfire il paradigma con cui gli investitori hanno imparato a convivere negli ultimi anni, fatto di mini-rendimenti e zero inflazione. Il massiccio piano di stimoli fiscali annunciato dal prossimo inquilino della Casa Bianca, le misure anti-immigrati e le politiche protezioniste promesse durante la campagna elettorale, sono tutte iniziative destinate a sollevare le aspettative sull’andamento dei prezzi. Al tempo stesso, però, i tassi governativi rimangono storicamente bassi e le banche centrali sembrano intenzionate a mantenere un orientamento accomodante (quasi) ovunque. In un quadro sempre più complesso, dominato dal rischio politico incombente, anche la caccia al rendimento deve cercare strade alternative. Tra gli altri, c’è un mercato che si è rivelato avulso da intricate questioni macroeconomiche e appuntamenti elettorali: quello delle obbligazioni catastrofali. Le insurance linked securities, note anche come cat bond (o catastrophe bond), sono strumenti finanziari creati a metà degli anni’90 per trasferire al mercato dei capitali una parte dei rischi assicurativi legati al verificarsi di eventi a frequenza molto bassa e impatto potenzialmente elevatissimo: per esempio, terremoti, uragani e attentati terroristici.
Contrariamente a quanto si possa credere, non sono nati per speculare, cinicamente, sulle conseguenze dei disastri naturali. Anzi: l’investitore che le detiene incassa regolarmente le cedole e il capitale a scadenza solo se l’evento naturale non si verifica. «La prima fetta dei danni associati al verificarsi di una catastrofe è coperta dalle compagnie di riassicurazione. Solo la parte eccedente chiama in causa i cat bond», precisa Gregor Gawron, head of insurance linked securities e co-portfolio manager del fondo Lombard Odier Funds Cat bonds, «negli ultimi 20 anni è successo solo in una manciata di casi: per esempio, con l’uragano Katrina nel 2005, dopo il terremoto giapponese del 2011 e, quello stesso anno, durante la stagione dei tornado».
Attraverso i bond catastrofali, gli investitori beneficiano di un flusso di rendimenti diversificato: sia rispetto alle altre classi di attivo (la correlazione dei cat bond con l’andamento di azioni, obbligazioni e materie prime è molto contenuta, rispettivamente pari a 0,19, 0,12 e 0,13, secondo Bloomberg), sia nell’ambito della stessa asset class: «Il nostro fondo diversifica su 22 rischi di catastrofe separati, indipendenti l’uno dall’altro, tramite circa 60 emissioni», precisa il gestore. Vale la pena ricordare che i cat bond hanno tipicamente una scadenza pari a tre-quattro, pagano all’investitore una cedola a tasso variabile e sono protetti, quindi, contro futuri rialzi dei tassi d’interesse: caratteristica apprezzata di fronte al rischio crescente di un sollevamento delle aspettative d’inflazione, che potrebbe costringere la Federal Reserve a intraprendere un sentiero di normalizzazione della politica monetaria più ripido del previsto. «L’andamento dei prezzi mostra una certa stagionalità: tipicamente i prezzi di questi strumenti calano con l’avvicinarsi del periodo degli uragani e tornano a salire a fine stagione. Da inizio anno il Cat bonds index (Swiss Re) ha guadagnato il il 6,84%, è il 51% da inizio 2011». In totale, esistono oltre 130 singoli titoli in circolazione e coprono prevalentemente i rischi nel mondo sviluppato. Alla fine del secondo trimestre 2016, il mercato delle obbligazioni catastrofali superava i 25 miliardi di dollari. «Prevediamo che questo segmento continui a crescere», conclude Gawron, «mentre il settore assicurativo cerca di adattarsi alla crescente concentrazione di patrimonio nelle aree urbane e alla continua pressione da parte dei legislatori». (riproduzione riservata)
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