Insurance Europe (la Federazione degli assicuratori europei) ha pubblicato il Rapporto “European Motor Insurance Markets” con l’analisi e gli andamenti tecnici della RC Auto nei Paesi europei.

Il rapporto evidenzia, in particolare, le differenze fra gli indicatori tecnici di frequenza e costo medio dei sinistri che naturalmente si riflettono sul valore del premio assicurativo pagato dai consumatori nei vari Stati dell’Unione. In particolare la frequenza dei sinistri denunciati, calcolata come il rapporto tra il numero dei sinistri con seguito (includendo i sinistri denunciati tardivamente) e il numero dei rischi-anno assicurati, a livello medio europeo si è ridotta del 21%, passando dall’7,6% del 2005 al 6,0% del 2013.

Nello stesso periodo per il nostro paese la frequenza sinistri si è ridotta in misura maggiore (-32%). Per l’Italia, tuttavia, il trend in diminuzione è iniziato solo a partire dal 2010 e, se nel 2011 la frequenza sinistri italiana era tra le più elevate a livello europeo (solo Turchia, Portogallo e Austria avevano un valore più elevato), nel 2013 l’indicatore del nostro paese (5,6%) è risultato inferiore alla media europea (6,0%, calcolata ponderando le singole frequenze per il numero dei veicoli circolanti sul totale). Per quanto riguarda il costo medio dei sinistri, ottenuto rapportando l’onere dei sinistri dell’anno al numero dei sinistri con seguito, a livello medio europeo si assiste invece dal 2005 al 2013 a un incremento del 10%, passando da 2.883 euro a 3.200 euro circa. Per l’Italia, nello stesso periodo, l’aumento è stato ben più marcato e pari al 34%; negli ultimi tre anni disponibili (dal 2011 al 2013) il nostro paese è quello (dopo la Svezia) con il valore dell’indicatore più elevato (pari a 5.341 euro a fine 2013 contro una media di 3.200 euro a livello europeo).

Contribuisce a questo primato negativo per l’Italia un’elevata frequenza dei sinistri che presentano danni alla persona. Se nel 2009 tale frequenza era pari all’1,8% (più che il doppio rispetto a un valore medio europeo dello 0,8%), nel 2013 il valore è diminuito, seguendo l’andamento generale di riduzione dei sinistri, arrivando a poco più dell’1% (ma anche il valore medio europeo è sceso allo 0,6%), confermando il forte divario rimasto tra il nostro paese e il resto d’Europa. Gli andamenti differenti dei vari indicatori tecnici si palesano in modo più evidente quando si considera il premio puro, ossia il premio che tecnicamente sarebbe necessario a coprire il costo atteso dei sinistri per ciascuna unità di rischio sottoscritta e che si ottiene moltiplicando il valore della frequenza sinistri per il relativo costo medio. Questo è l’indicatore di base che poi, includendo i vari caricamenti (spese di gestione, provvigioni, costi della riassicurazione, oneri fiscali e parafiscali), dovrebbe condurre al premio finale pagato dagli assicurati. Per la media dei paesi europei il premio puro era pari nel 2013 a 201 euro, contro i 189 euro del 2012 e i 204 euro del 2008; in cinque anni, quindi, l’indicatore è rimasto sostanzialmente stabile.

Nello stesso periodo il premio puro calcolato per i soli sinistri con danni alla persona (frequenza dei sinistri con danni alla persona per il costo medio risarcito per tali sinistri) si è invece incrementato del 2,3%, rappresentando nel 2013 il 52,8% del premio puro complessivo.

L’analisi per singolo paese effettuata per il 2013 evidenzia che è proprio l’Italia la nazione dove il premio puro per danni fisici incide in modo preponderante rispetto al premio puro complessivo (quasi per il 60%, ossia 177 euro su circa 300 euro). Questo fenomeno spiega il divario che c’è nel premio puro complessivo dell’Italia e il resto d’Europa. L’Italia (dopo la Svezia) è infatti il paese dove nel 2013 si registrava il premio puro complessivo più elevato (appunto 300 euro rispetto ai 201 euro della media europea).

Più nel dettaglio, il valore dell’indicatore era per l’Italia più alto di circa il 30% rispetto alla Germania e al Belgio, doppio rispetto alla Spagna e addirittura di oltre il 120% rispetto alla Francia. Tali differenze si riflettono poi direttamente sul premio medio finale che pagano poi gli assicurati, per il quale si registra infatti in Italia un valore più elevato della media europea, ma in linea con le indicazioni tecniche che scaturiscono dal premio puro.

Fonte: ANIA Trends