Con le ricapitalizzazioni Popolare Vicenza e Veneto Banca arriveranno alla soglia di capitale richiesta dalla Bce. Già raggiunta da Mps e Carige, che non potranno dare cedole. Attesa per Unicredit

di Andrea Di Biase

Dieci banche italiane promosse sulle 12 che venerdì 27 novembre hanno comunicato al mercato l’esito dello Srep, il Supervisory review and evaluation process, la valutazione sui requisiti minimi di capitale da rispettare nel 2016, avviata la scorsa estate e terminata mercoledì 25 novembre con la consegna agli istituti interessati dei risultati definitivi.

La procedura, volta a verificare che le banche abbiano tutti i presidi di natura patrimoniale e organizzativa per far fronte ai rischi assunti nell’esercizio del loro business, era stata condotta finora da Bankitalia, mentre l’esame da quest’anno è stato interamente gestito dalla Bce. In attesa di Unicredit , che in quanto Global Sifi non ha ancora ricevuto la lettera dalla autorità di vigilanza europea (è attesa in settimana così come la comunicazione al mercato da parte dell’istituto di Piazza Aulenti), hanno ottenuto la luce verde Intesa Sanpaolo , Ubi Banca , Mediobanca , Popolare di Milano , Banco Popolare , Creval ,Popolare di Sondrio , Bper, Mps  e Banca Carige . Le uniche due bocciate, cioè quelle al di sotto della nuova asticella fissata da Francoforte, sono la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Ma più che bocciate sarebbe meglio dire rimandate, visto che entrambe hanno in cantiere importanti aumenti di capitale che dovrebbero consentire di tornare al di sopra della soglia minima indicata ieri dalla Bce.

La Bpvi, dove lunedì 23 Stefano Dolcetta ha preso il posto di Gianni Zonin alla presidenza, ha visto il requisito minimo prudenziale abbassato al 10,25% (dal 10,3% del 7 maggio scorso) ma a fronte di un Common equity tier 1 ratio (Cet 1) che al 30 settembre scorso era del 6,94%. All’istituto guidato da Francesco Iorio, che attraverso l’aumento di capitale da 1,5 miliardi conta di raggiungere la soglia del 12%, è stato chiesto di mettersi in regola entro fine aprile e di «rafforzare le strutture organizzative, i processi, le procedure e le strategie relative alle sue funzioni di controllo interno». Per quanto riguarda Veneto Banca, che al 30 settembre aveva un Cet 1 del 7,12%, la Bce ha alzato l’asticella del patrimonio minimo dal 10% al 10,25% per il 2016. Ma l’istituto di Montebelluna conta di mettersi in sicurezza attraverso l’aumento di capitale da 1 miliardo da realizzarsi entro aprile 2016. Chi invece i compiti a casa li ha già fatti, come Mps  e Carige , è riuscito a strappare la promozione ai professori di Francoforte. Eurotower ha chiesto a Rocca Salimbeni di mantenere il requisito patrimoniale minimo in termini di Cet 1 al 10,20% nel 2016, alzandolo poi al 10,75% a partire dal 2017. Un risultato che il Monte, sulla base dei risultati al 30 settembre, sembra essere in grado di conseguire, considerato che il coefficiente richiesto era a quella data pari al 12%. La Bce comunque ha chiesto a Mps  di presentare entro un mese un capital plan ai fini del raggiungimento dell’obiettivo indicato, imponendo restrizioni al pagamento di dividendi, nonché la prosecuzione attiva delle iniziative volte a fronteggiare l’esposizione a crediti deteriorati, insieme a iniziative di ristrutturazione, incluse operazioni di aggregazione. La richiesta di astenersi dal distribuire dividendi è arrivata anche a Banca Carige , che però può essere soddisfatta di fronte alla decisione della vigilanza di abbassare il Cet 1 minimo a 11,25% dall’11,5 comunicato a marzo. Al 30 settembre la banca ligure aveva un coefficiente del 12,2%.

Promossi senza riserve invece gli altri principali istituti italiani, che sono risultati sufficientemente capitalizzati agli occhi dell’Eurotower. Tra le più solide spiccano Intesa Sanpaolo  e Mediobanca . La prima, che dal 2016 dovrà avere un coefficiente Common Equity Tier 1 ratio al 9,5%, risultava già al 13,4% lo scorso 30 settembre. Lo stesso vale per la banca di Piazzetta Cuccia, che rispetto all’8,75% richiesto per il 2016 già si posiziona al 12,45%. Risultati positivi anche per il fronte delle popolari, prossime alla trasformazione in spa. In particolare la Popolare di Milano  (requisito al 9% per il 2016 ma già all’11,44% al 30 settembre) ha ricevuto dalla Bce indicazioni in termini di governance, ma l’istituto ha fatto sapere che col cambio della forma giuridica in società per azioni otterrà miglioramenti in questo ambito. Coefficienti solidi anche per Ubi Banca  (asticella al 9,25% nel 2016 ma già al 12,56% al termine del terzo trimestre 2015) e per la Bper (9,25% già 11,62%). Quanto al Banco Popolare  il Cet 1 ratio richiesto è al 9,55% contro il 12,7% attuale. Chiudono le fila le due valtellinesi: la Popolare di Sondrio  doveva superare il 9,25% ma è già al 10,25%; il minimo per Creval  ha è fissato all’8,3% ma si trova già all’11,7%. (riproduzione riservata)