Pil italiano in salita dell’1,4% nel 2016 e dell’1,2% nel 2017. Per la zona euro l’aumento sarà dell’1,9% e dell’1,6%

di Francesca Vercesi

Complice la crescita della domanda interna e un consolidamento dell’area euro, nel 2016 si dovrebbe riuscire a compensare il difficile contesto esterno. E anche sull’Italia la percezione è positiva tanto che, secondo l’Outlook 2016 di Unicredit , il pil domestico dovrebbe chiudere in rialzo dell’1,4% e dell’1,2% a fine 2017.

Di certo gli attacchi terroristici a Parigi della settimana scorsa potrebbero avere ripercussioni sull’economia europea attraverso numerosi canali ma al momento, secondo l’ufficio studi del gruppo che ha sede in Piazza Gae Aulenti a Milano, sembra che le conseguenze saranno limitate. Ha spiegato il capo economista per la zona euro di Unicredit  Marco Valli: «È impossibile fare previsioni ora. I potenziali canali di trasmissione dello shock sono molteplici: implicazioni geopolitiche di larga scala o attraverso la fiducia di imprese e consumatori. Sempre ammesso che non ci siano nuovi fatti tragici». E ha aggiunto: «Va però detto che in passato shock simili hanno avuto un impatto di breve termine, poi i fondamentali dell’economia sono riemersi, sempre che non si inseriscano altri eventi sistemici». L’economista ha precisato poi che al momento «non ci sono elementi per prevedere che dopo Parigi i consumi non si muovano in linea con il reddito disponibile» e che «ci possano essere cambiamenti nel tasso di risparmio che nel corso del 2015 per l’Italia si è stabilizzato all’11%».

Per l’intera zona euro le stime di Unicredit  parlano di un +1,9% il prossimo anno e un +1,6% per quello successivo. Se ci spostiamo oltreoceano, l’economia Usa (+2,6%) dovrebbe restare uno dei principali motori globali «mentre le scelte della Bce e la ripresa spingeranno borse e obbligazioni ad alto rendimento», ha precisato Valli.

Con un output gap in ulteriore riduzione e un mercato del lavoro vicino alla piena occupazione, «ci aspettiamo che la Fed inizi ad alzare i tassi alla prossima riunione di metà dicembre, cui seguiranno tre ulteriori rialzi nel 2016», ha detto ancora Valli.

La combinazione di questi fattori comporterà una pressione temporanea al ribasso sull’euro. Quanto all’inflazione core, questa continuerà a crescere, ma a un tasso contenuto. «Nelle previsioni l’inflazione difficilmente raggiungerà il target della Bce nei prossimi due anni, portando inevitabilmente a un aumento dello stimolo monetario. Ci aspettiamo che a dicembre venga annunciato un secondo Qe di circa 500 miliardi e un taglio al tasso sui depositi di 10-15 punti base», ha continuato Loredana Federico, economista dell’istituto di credito.

Anche gli investimenti daranno il loro contributo grazie alla ritrovata fiducia delle imprese, alla migliore redditività e al declino significativo dei tassi di interesse sui prestiti, insieme agli incentivi fiscali per gli investimenti in macchinari. «La ripresa nel mercato del lavoro continuerà a un ritmo simile a quello del 2015. Il tasso di disoccupazione diminuirà gradualmente verso l’11% nel 2017 (circa un punto percentuale in meno del 2015)», ha aggiunto l’economista. Le aspettative, inoltre, sono di un deficit pubblico che continuerà a diminuire al 2,4% nel 2016 e all’1,4% nel 2017, e di un rapporto debito/pil che ha raggiunto il picco nel 2015. «Il passo di riduzione del debito pubblico accelererà in modo significativo nel 2017», ha precisato.

Unicredit  precisa che le stime presentate sono state finalizzate prima degli attentati di Parigi del 13 novembre, che «aggiungono incertezza all’outlook». La banca però afferma di ritenere comunque ancora valide le proprie considerazioni. (riproduzione riservata)