di Anna Messia

Eurovita, la compagnia assicurativa controllata dal fondo di private equity statunitense Jc Flower, alza le stime di crescita e traccia le linee guida del nuovo piano d’impresa 2015-2018 dopo aver raggiunto in anticipo i traguardi del vecchio piano. E ora punta a raccogliere 1,5 miliardi di premi. In un anno e mezzo, ossia da quando Jc Flowers ha rilevato circa l’80% della compagnia guidata da Andrea Battista, la fase di mercato del settore Vita è stata del resto decisamente positiva e, grazie alle partnership bancarie con cui colloca le sue polizze, Eurovita ha visto crescere i premi dai 300 milioni del 2013 ai 588 del 2014.

E quest’anno le previsioni sono di 1,15 miliardi, attesi in crescita appunto a 1,5 miliardi a fine 2018. Anche l’asticella dell’utile è stata alzata, a 22,3 milioni nel 2018 dai 16,7 milioni attesi alla fine di quest’anno, mentre il roe dovrebbe passare dall’attuale 7,95% al 10% a fine piano. «Si tratta di obiettivi realistici che sono stati definiti alla luce della già dimostrata capacità di crescita della compagnia», spiega l’amministratore delegato Battista. «Tutto il nuovo piano è stato messo a punto in vista di Solvency II, con un obiettivo 2018 del 277%, e prevede un’accelerazione delle dimensioni e della redditività di Eurovita puntando anche su nuovi accordi distributivi sia nel settore bancario sia nel private banking». Già l’anno scorso la compagnia aveva staccato un dividendo di 15 milioni di euro, consentendo al fondo Jc Flower di recuperare buona parte dell’investimento da circa 45 milioni sostenuto per entrare in Eurovita. «L’intenzione è continuare a pagare buoni dividendi», aggiunge Battista, «ovviamente in un’ottica di sostenibilità per la compagnia, che prevede per fine anno un indice Solvency II pari al 183%». I nuovi obiettivi puntano a 6,7 miliardi di riserve entro il 2018 (dai 4,4 miliardi attuali) lavorando anche a un incremento del ramo III, ovvero le polizze di tipo unit linked, che dovranno aumentare il loro peso gradualmente ma in maniera significativa, dall’11% attuale al 38%. «Investiremo sul digitale e sul progressivo remix del portafoglio verso il ramo III», conclude l’ad, che tra l’altro ha appena avviato il processo di emissione di un prestito obbligazionario subordinato fino a 40 milioni di euro «per prepararci a sostituire i prestiti che arriveranno a scadenza l’anno prossimo e nel 2017». (riproduzione riservata)