di Lucio Sironi

«Una crescita di 5,3 miliardi nei dieci mesi del 2015, con la prospettiva di raggiungere quota 6 miliardi entro fine anno. Per le dimensioni di Azimut , le cui masse gestite hanno raggiunto quota 30,2 miliardi (mentre il patrimonio totale si attesta a 35,3 miliardi, ndr), è un successo strepitoso».

Pietro Giuliani è decisamente soddisfatto mentre presenta i numeri al 30 settembre del gruppo milanese di risparmio gestito di cui è alla guida fin dalla fondazione: «Stiamo parlando di una crescita delle masse del 18%. Rispetto ai precedenti ritmi di crescita, è come se avessimo concentrato in meno di un anno lo sviluppo che potevamo pensare di raggiungere in un quinquennio». Azimut  ha chiuso i nove mesi del 2015 con un utile netto consolidato di 208,1 milioni, il 68% su base annua, e conta di chiudere l’anno a quota 250. Già battuto, comunque, il record teorico dell’anno scorso di 174 milioni, drasticamente ridotto a 92 dall’accordo raggiunto col fisco per transare la situazione relativa a diversi anni precedenti. I ricavi consolidati si sono attestati a 547,6 milioni (400,8 dei nove mesi del 2014). Nel solo terzo trimestre il fatturato è stato di 132,9 milioni, con un apporto di commissioni di performance quasi nullo dato il calo dei mercati. Il reddito operativo nei nove mesi è ammontato a 232,9 milioni (130,2 nel corrispondente periodo del 2014) mentre per il solo periodo luglio-settembre è stato di 34,4. 
Ancora in miglioramento la posizione finanziaria netta consolidata a fine settembre, positiva per 348,1 milioni dai 312,4 di fine 2014. «Contando anche i 250 milioni raccolti con un’obbligazione convertibile che scadrà tra cinque anni, disponiamo di 600 milioni che ci piacerebbe impiegare per un’acquisizione in Italia, dove vorremmo partecipare al risiko delle banche e magari cogliere l’occasione rappresentata da qualche concorrente in vendita. Di sicuro proseguirà la strategia di crescita per piccole acquisizioni all’estero. Entro breve dovrebbe aggiungersi un tassello al fitto mosaico in costruzione in Australia, mentre nel complesso la massa gestita raccolta fuori dall’Italia ha raggiunto il 12% del totale.

La prospettiva di chiudere il 2015 con profitti per 250 milioni spinge comunque Giuliani a ventilare «una politica di dividendo generosa». L’ad ha ribadito che i risultati «sono dati dalla forte integrazione tra chi gestisce e chi consiglia i clienti. Un’unione tra gestione e distribuzione che permette di essere molto efficaci». Nei primi nove mesi il gruppo e le sue divisioni hanno registrato 119 nuovi ingressi, portando il totale delle reti del Gruppo Azimut  a fine settembre a 1.568 promotori finanziari e private banker.

Oltre alla più che soddisfacente annata per la società, il presidente e ceo tiene a sottolineare la performance media ponderata netta realizzata da inizio anno dai clienti, circa del 3%, che ritiene «di tutto rispetto se messa a confronto con i rendimenti azzerati di questo periodo». Ieri in borsa il titolo ha chiuso in rialzo del 2,7% a quota 21,93 euro. (riproduzione riservata)