Nella fase applicativa della nuova normativa sugli ecoreati, non essendosi ancora espressa la giurisprudenza, «è opportuno che l’impresa faccia una ricognizione tecnica dei propri rischi ambientali, individuandone i più significativi e definendone il controllo ed il monitoraggio», dice ad Affari Legali Gabriella Chiellino, presidente di eAmbiente, società di consulenza e progettazione ambientale. «Ritengo che aziende in Aia e con sistemi certificati Iso 140001 abbiano già fatto gran parte del percorso di gap analysis e che possano continuare serenamente le proprie attività lavorative».

Domanda.

Cosa deve fare un imprenditore per mettersi in regola?

Risposta. Deve prima di tutto fare una verifica di compliance legale e ambientale, controllando bene il rispetto della legislazione ambientale da parte del suo stabilimento.

Servirebbe una consulenza tecnico legale per verificare se l’autorizzazione alle emissioni o quella integrata ambientale sono ancora consone al processo produttivo (magari perché erano state fatte in base a un progetto di 6-7 anni fa e nel frattempo sono cambiate le sostanze chimiche o i processi delle macchine).

Chiunque crea degli impatti sulle matrici: aria, acqua, suolo, sulle specie animali e vegetali e sulla popolazione deve capire poi se lo fa per dolo o colpa. Perciò, deve preventivamente individuare quali sono i potenziali impatti del processo sulle matrici ambientali e capire quale danno potrebbero creare.

Bisogna poi valutare anche la significatività del potenziale reato che va preventivamente descritta, per esempio può succedere che per un terremoto si rompa una tubazione, in questo caso si tratterebbe di una casistica di una volta ogni 20 anni ma potrebbe succedere anche qualcosa che può accadere più spesso.

Importante poi è sapere che in caso di reato, la pena viene diminuita di un terzo se preventivamente era stato valutato il rischio ed era stata fatta la gestione procedurale e formativa e naturalmente se si era intervenuti. Anche definire procedure di intervento e di emergenza può essere utile. Consiglio inoltre a tutti gli imprenditori di riprendere in mano le deleghe ambientali delle proprie aziende per metterle a posto, perché è fondamentale che il reato che si può creare deve essere valorizzato economicamente per capire

D. Come si deve comportare chi ha già il modello 231?

R. Oggi il modello 231 si deve integrare, per chi l’aveva già il procedimento è semplice, bisogna integrarlo con un advisoring tecnico ambientale: individuare i potenziali reati, gestirli con procedure adeguate e formare il personale. L’organo di vigilanza della 231 oggi sarebbe bene che avesse all’interno anche un tecnico ambientale.

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