di Andrea Di Biase

Intesa Sanpaolo avvia la discesa nel capitale della Banca d’Italia e all’orizzonte si intravedono le mosse simili di altri soci, come Unicredit, che avrebbe già avviato la cessione di un pacchetto del 3,2%. L’operazione, prevista dal decreto legge del 2013 che aveva permesso la rivalutazione del capitale di Via Nazionale da 156 mila euro (la valutazione era ferma al 1936) agli attuali 7,5 miliardi, ha imposto ai soci con quote superiori al 3% di portarsi sotto questa soglia entro fine 2016. In vista del termine, quindi, l’istituto guidato da Carlo Messina ha rotto gli indugi e venduto il 5,7% del capitale per circa 430 milioni. In questo modo il gruppo, da sempre primo azionista della Banca d’Italia, si porterà nell’azionariato dal 42,4 al 36,7%, dopo aver incassato dividendi per 144 milioni nei primi nove mesi del 2015 e 161 milioni nel corrispondente periodo del 2014. Per effetto del provvedimento di due anni fa la partecipazione nel portafoglio della Ca’ de Sass è stata rivalutata a 3,1 miliardi. Ipotizzando quindi che la Ca’ de Sass resti azionista con una quota del 3%, l’incasso complessivo atteso è di circa 2,9 miliardi. Intanto, quindi, la banca ha firmato una serie di contratti preliminari con diversi enti di previdenza e istituti di credito per la cessione delle quote in questione al valore nominale (25 mila euro ciascuna). Si tratta dell’Enpam, di Inarcassa, della Cassa Forense, dell’Enpaia, della Cassa Ragionieri e della Banca del Piemonte. Il perfezionamento delle operazioni, ha precisato l’istituto, «è subordinato all’esito positivo della verifica, da parte del consiglio superiore della Banca d’Italia, della sussistenza, in capo agli acquirenti, dei requisiti necessari». Gli altri soci di peso interessati dal decreto, e quindi, obbligati a scendere entro il 3% del capitale, sono innanzitutto Unicredit  (azionista col 22,1% in carico a 1,6 miliardi di euro), che avrebbe ceduto, secondo fonti finanziarie, il 3,2% della sua partecipazione per oltre 200 milioni di euro (operazione in attesa delle autorizzazioni da parte della stessa Banca d’Italia). Oltre alla banca di Piazza Gae Aulenti vi sono anche Generali  (6,3%) e Carige  (3,9%), tutti assistiti da Rothschild così comeIntesa  e Unicredit , e l’Inps (5%). Il socio più piccolo, invece, è la Banca del Monte di Lucca con due azioni che valgono 50 mila euro. Prima di Intesa Sanpaolo  a muoversi era stata Allianz , che, sebbene detenesse soltanto una quota dell’1,3%, inferiore quindi al 3%, ha venduto lo scorso settembre alla Banca di Credito Cooperativo di Roma, a Banca Sella Holding, a Banca Sistema  e a Eurovita Assicurazioni. (riproduzione riservata)