Per Mediobanca l’operazione avrebbe senso dal punto di vista strategico. Ed Equita si aspetta che si facciano avanti altri corteggiatori. Ma l’incognita rimane il risiko delle banche popolari

di Luca Gualtieri 

Piace al mercato l’uscita allo scoperto di Anima  sul dossier Arca sgr, anticipata ieri da MF-Milano Finanza. L’asset manager guidato da Marco Carreri avrebbe presentato un’offerta non vincolante per il 100% di Arca, valutata in un range compreso tra 700-800 milioni più un’eventuale componente aggiuntiva.

Se in Piazza Affari il titolo Anima  ha segnato un rialzo dell’1,54% a 8,55 euro, grazie anche all’andamento positivo dei mercati, le principali banche d’affari hanno espresso un giudizio positivo sulla possibile integrazione dei due operatori italiani. «Accogliamo positivamente la decisione di Anima di presentare un’offerta perché crediamo che l’operazione avrebbe un senso dal punto di vista strategico», hanno commentato gli analisti diMediobanca , ricordando la possibilità di realizzare attrattive alleanze strategiche di lungo termine. Con più di 90 miliardi di euro di masse gestite e una quota di mercato superiore al 9% nel segmento dei fondi comuni, il nuovo gruppo avrebbe una posizione di spicco nel mercato italiano. Anima  -Arca potrebbero inoltre contare su una capacità distributiva di tutto rispetto attraverso le reti distributive degli azionisti, oltre un centinaio di accordi commerciali e una presenza significativa sulle reti di promozione finanziaria. Senza dimenticare la partnership industriale decennale con le Poste che allarga ulteriormente il raggio di azione di Anima .Proprio per questa ragione però sull’esito della partita pende l’incognita del risiko delle banche popolari, che è poi il fondamentale network commerciale dei prodotti Arca. «La soluzione definitiva per Arca dipenderà anche dai potenziali cambiamenti del suo azionariato nell’ambito del risiko delle popolari», commenta un report di Banca Imi.

Di certo comunque la gara, appena partita, si prospetta particolarmente animata: «Poiché Arca è un asset interessante pensiamo che oltre ad Atlas eAnima  anche altri soggetti possano essere interessati a fare un’offerta, sia fondi di private equity che player industriali», ha spiegato Equita. La sgr milanese, per esempio, potrebbe interessare a Cvc che nel 2014 era in lizza per il 50% di Pioneer Investments, l’asset manager di Unicredit  (poi conquistato dal Banco Santander ). Il dossier potrebbe finire anche sulla scrivania di Clessidra che proprio all’inizio di quest’anno ha liquidato la partecipazione in Anima  pari al 7,48% del capitale. Senza dimenticare che il fondo di Claudio Sposito si è recentemente aggiudicato un altro asset del mondo delle popolari in cordata con Advent e Bain, cioè l’Istituto Centrale delle Banche Popolari (Icbpi). L’offerta di Anima  comunque potrebbe avere una marcia in più rispetto a quella dei fondi di investimento, proprio per le potenziali sinergie ottenibili. Anche se il gruppo guidato da Carreri non ha ancora commentato le indiscrezioni, qualche delucidazione potrebbe arrivare venerdì 13 quando saranno presentati i risultati trimestrali. Domani invece, in conference call, potrebbero esprimersi i vertici della Banca Popolare dell’Emilia Romagna , principale azionista di Arca dopo il riassetto societario appena varato. (riproduzione riservata)