di Paola Valentini

 

Le tensioni, soprattutto in borsa, su Banca Mps a seguito degli stress test, non hanno influenzato il business diAnima (di cui l’istituto senese detiene il 10,3%) che continua a mettere a segno record di raccolta. Nei dieci mesi del 2014 i flussi sono stati positivi per 6,9 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai 3,4 miliardi dell’intero 2013. Le masse gestite a fine ottobre hanno superato 55,7 miliardi, +20% sul dato di fine 2013, e l’utile netto dei nove mesi si è attestato a 57,3 milioni (+42% sul settembre 2013). Anzi, proprio dopo gli stress test delle banche, oraAnima rilancia il suo progetto «di diventare un campione nazionale quotato e indipendente». Come spiega in questa intervista Marco Carreri, ad di Anima holding.

Domanda. Il titolo è stato penalizzato nelle scorse settimane perché la rete di Mps pesa per il 30% delle masse di Anima, oltre al fatto che la banca senese è vostra azionista. Siete preoccupati?

Risposta. Premetto che la rete Mps ci sta portando ottimi risultati in termini di raccolta: il rilancio della banca, in sintonia con le linee guida dei piani industriali di quasi tutti gli istituti in questo momento, è imperniato sulla crescita dei ricavi da servizi, di cui il risparmio gestito, e quindiAnima, è componente fondamentale. Detto questo, essendo Mps un partner rilevante per Anima, l’incertezza sulla futura proprietà della banca ha sicuramente pesato sul nostro titolo, ma siamo fiduciosi che la situazione si stia normalizzando da quando la banca ha comunicato i dettagli della ricapitalizzazione.

D. In un processo di consolidamento del settore, come vi muovereste? Equita delineava di recente una possibile crescita tramite acquisizioni per Anima nel caso in cui qualche banca, visto l’esito dei test della Bce, pensi di cedere la propria sgr.

R. Ovviamente guardiamo con molto interesse al mercato, forti dei nostri 55 miliardi di asset, per proporci come polo aggregante a quelle realtà che stanno rivalutando i rispettivi posizionamenti strategici nel risparmio gestito. Sicuramente i maggiori oneri economici e operativi, imposti dall’evoluzione normativa, rendono sempre meno competitive le società di gestione di taglia medio-piccola. Pensiamo inoltre che gli esami della Bce nei mesi scorsi abbiano tenuto in sospeso il management dei gruppi bancari italiani. Ora che i risultati sono noti, si può finalmente tornare a concentrarsi sul business e quindi considerare la valorizzazione delle attività di asset management captive, magari in una logica di partnership con un operatore indipendente e quotato come Anima.

D. Ci sono ancora grandi fondi esteri in Anima?

R. Prendendo a riferimento l’ultima assemblea, molti grandi nomi hanno investito su di noi: da Wellington e Aviva, con quote superiori al 2%, a BlackRock, Henderson e Jennison. A questi si aggiungono grandi fondi sovrani, come quello della Norvegia, e numerosi fondi pensione americani.

D. L’azione collocata ad aprile a 4,2 euro, oggi viaggia sui 4 euro. Ma alcuni analisti sostengono che sia sottovalutata e indicano target price anche sopra i 5 euro. Perché il mercato non apprezza il titolo?

R. Posto che, in termini relativi, l’azione Anima dalla quotazione ha fatto meglio del mercato italiano e ancor meglio rispetto al segmento Mid Cap cui appartiene, probabilmente, come già evidenziato, il tema Mps può essere una delle spiegazioni. Ma Anima non è probabilmente l’unico titolo che tratta a forte sconto rispetto alle prospettive di crescita economiche e reddituali.

D. Avete accordi di distribuzione con partner strategici, tra cui figurano, oltre a Mps, Bpm e Creval. Le tre banche pesavano per l’82% delle vostre masse gestite alla fine dello scorso giugno. Tali accordi includono clausole di cambio di controllo?

R. Gli accordi restano validi, con ciascuna entità, indipendentemente da eventuali cambi di azionariato.

D. Sempre Equita a settembre stimava rendimenti soddisfacenti dei vostri fondi: +3,1% a luglio a +4,2% a agosto. A ottobre?

R. Le nostre analisi indicano una performance media molto buona, +5,5% in nove mesi, e superiore rispetto agli indicatori dell’industria: l’indice Fideuram generale è a + 4,2%. C’è però da sottolineare che i rendimenti attesi saranno più bassi rispetto a quelli degli ultimi anni perché i tassi sono ai minimi e il nostro compito è proprio lavorare sulle aspettative dei clienti, continuando a sviluppare soluzioni con profilo equilibrato.

D. Cosa emerge dal vostro Osservatorio sul risparmio delle famiglie?

R. Il 58% è pessimista sulle condizioni future del Paese, era il 39% sei mesi fa. Ne consegue una continua attenzione al bilancio famigliare e ai progetti di risparmio. E continua ad accentuarsi la preferenza per prodotti finanziari rispetto agli immobili, con un trend che si è consolidato ormai da due anni. Proprio perché le famiglie hanno a cuore la protezione dei propri risparmi, le soluzioni che riscuotono maggior interesse in Anima sono i prodotti obbligazionari flessibili o bilanciati a scadenza a basso rischio. (riproduzione riservata)