Una ricerca di State Street rivela che il 77% dei fondi pensione globali è pronto ad aumentare la propria propensione al rischio

di Carlo Giuro

Un periodo protratto di bassi tassi d’interesse e una crescita economica anemica possono rappresentare uno scenario insidioso per i fondi pensione. Che devono correre ai ripari. È di particolare interesse in questa prospettiva una ricerca condotta per State Street dall’Economist Intelligence Unit (Eiu). 
L’indagine, condotta a livello globale nel periodo luglio-agosto 2014, ha raccolto le opinioni di 134 top manager di fondi pensione, che coprono sia fondi a contribuzione definita che a benefici definiti. Quello che emerge in maniera nitida è una forte aspettativa di un incremento della propria propensione al rischio di investimento per far fronte alle passività a lungo termine e ottimizzare i ritorni per gli aderenti che trova riscontro in una percentuale di ben il 77% del campione. Dal punto di vista dell’Italia «i fondi pensione e gli schemi di previdenza in genere, siano essi di primo o secondo pilastro, hanno espresso una forte necessità di diversificazione degli investimenti per poter far fronte agli impegni derivanti dalle loro passività. Questa tendenza è riconducibile da un lato alla caduta dei rendimenti di alcune forme di investimento, e in particolare di quelle tipicamente più usate, seppur non immediatamente percepibile; e dall’altro alla necessità di rendimenti più stabili nel lungo periodo e non legati strettamente a benchmark», sottolinea Lamanna, country head Italia di State Street Global Services. In Italia è anche appena stata appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova normativa sui criteri e limiti di investimento delle risorse dei fondi pensione e sulle regole in materia di conflitti di interesse. «Anche se le regole esistenti prima dell’emanazione del nuovo 703, peraltro poco utilizzate, permettevano già un certo livello di diversificazione, le nuove norme confermano il trend. Assisteremo pertanto ad un utilizzo più marcato di strumenti alternativi di diverse forme, che renderanno necessario un processo di trasformazione importante, peraltro già in atto, delle strutture di governance e di controllo dei fondi stessi. Potremmo quindi assistere a un processo di consolidamento dei vari fondi. (riproduzione riservata)