di Manuel Costa

Dopo la Procura di Milano, anche i magistrati di Torino, che stanno indagando parallelamente sulle vicende che hanno portato al dissesto del gruppo Ligresti e alla successiva integrazione di Fondiaria-Sai nel gruppo Unipol, hanno acceso un faro sui concambi della fusione. Ieri i militari della Guardia di Finanza di Torino si sono presentati negli uffici milanesi di Ernst & Young, della società di consulenza Gualtieri e Associati e Boston Consulting Group, per acquisire documenti necessari a verificare le ipotesi accusatorie. I sostituti procuratori di Torino Marco Gianoglio e Eugenia Ghi, puntano infatti a verificare l’esistenza di alterazioni nei bilanci, tali da avere riflessi nella determinazione dei rapporti di cambio nell’ambito della fusione FonSai-Unipol, divenuta efficace lo scorso 2 gennaio, e stanno passando al setaccio il ruolo svolto nell’operazione dagli advisor del gruppo bolognese. In questo contesto gli uomini della Gdf avrebbero inoltre notificato due nuovi avvisi di garanzia per concorso in manipolazione del mercato e falso in bilancio. Nel registro degli indagati ora figurano Paolo Gualtieri, titolare dell’omonimo studio e Enrico Marchi, partner di Ernst & Young, estensore della relazione per il tribunale di Torino sulla congruità dei concambi. Le Fiamme Gialle torinesi sono sulle tracce di documenti, carte di lavoro e corrispondenza intercorsa tra consulenti e referenti societari, a partire dal febbraio 2012, quando si iniziarono a ipotizzare i primi rapporti di cambio in relazione alla fusione.

Reconta Ernst & Young ha espresso, in una nota, «massima fiducia nell’operato della magistratura». La società di revisione, che prima di essere incaricata dal tribunale di Torino di asseverare le metodologie utilizzate nella definizione dei concambi era stata advisor della FonSai presieduta da Jonella Ligresti e aveva espresso le proprie riserve sui concambi, ha ribadito che proseguirà «la propria collaborazione con le autorità di polizia giudiziaria, nella convinzione della piena correttezza del proprio operato e del pieno rispetto degli standard professionali applicati». (riproduzione riservata)