di Anna Messia

La scadenza per l’entrata in vigore di Solvency II (le nuove regole europee sui requisiti di capitale delle assicurazioni) resta ferma a gennaio 2016. A quella data però tutte le compagnie dovranno essere già allineate alle nuove norme e per farsi trovare in regola devono iniziare a lavorare fin da subito, come ha sottolineato l’Ivass in un lettera inviata al mercato in questi giorni con una richiesta di risposta entro il prossimo 5 dicembre. 
Il documento dell’autorità presieduta da Salvatore Rossi si rivolge in particolare alle compagnie assicurative che stanno pensando di allinearsi a Solvency II con un modello che rappresenta un po’ una via di mezzo tra la formula standard (fissata da Bruxelles e uguale per tutti) e il modello interno (che calibra i rischi tarandoli sulle peculiarità dell’impresa). Si tratta, più in particolare, di un modello che prevede alcuni aggiustamenti rispetto alla formula standard, i quali tengano conto di parametri specifici dell’impresa. Si tratta di una soluzione cui potrebbe essere interessata una buona fetta del mercato assicurativo italiano, esclusi i grandi gruppi internazionali, i quali presumibilmente opteranno per il modello interno, che richiede investimenti significativi ma che dovrebbe consentire allo stesso tempo importanti risparmi di capitale. A tutte le società che pensano invece di scegliere la formula standard aggiungendo parametri su misura (tecnicamente: Usp), l’Ivass chiede tra le altre cose di dimostrare che «i parametri specifici determinati dall’impresa rappresentano il profilo di rischio in maniera più adeguata rispetto ai parametri previsti dalla formula standard». Non solo. Tra i requisiti da rispettare per ottenere il via libera Ivass c’è anche il fatto di «aver sviluppato una conoscenza dei profili di rischio specifici dell’impresa a livello sia di consiglio di amministrazione sia di alta direzione». La preoccupazione dell’Ivass sembra insomma quella di evitare che gli aggiustamenti alla formula standard siano solo un escamotage per ridurre l’impegno di capitale delle imprese assicurative. Tanto da aver chiesto alle società la messa a punto di un piano B nel caso in cui le loro richieste vengano respinte. L’Ivass ha previsto in particolare che le assicurazioni predispongano un piano relativo alle implicazioni «in termini di pianificazione del fabbisogno di capitale, per l’eventualità in cui i parametri specifici non siano approvati». Intanto a Bruxelles l’Eiopa, l’authority che rappresenta le Ivass europee, ha avviato una pubblica consultazione, che si chiuderà il 21 novembre, per la definizione puntuale degli strumenti di «volatility adjustment», che hanno l’obiettivo di sterilizzare in parte gli effetti sul capitale della volatilità sui titoli di Stato. Una partita che chiaramente interessa da vicino l’Italia. (riproduzione riservata)