L’IVASS ha pubblicato  una ricerca che ha come tema principale il raffronto tra i prezzi medi pagati, per la sola responsabilità civile auto, dagli assicurati italiani e quelli di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. Viene inoltre effettuata una analisi in materia di trattamento del danno alla persona secondo le norme o le prassi vigenti nei differenti sistemi risarcitori.

L’indagine è svolta sulla base di dati ufficiali richiesti alle Autorità di Vigilanza dei singoli paesi o comunque pubblici. Il raffronto per quanto concerne i premi è effettuato sia come prezzo medio dell’intero periodo 2008-2012 che alla fine del 2012 mentre quello relativo ai sistemi risarcitori del danno alla persona è limitato a singole casistiche, sia di particolare rilievo, quali morte e invalidità grave, che a macrolesioni medie e a microlesioni più frequenti.

Inoltre, i due lati del rapporto contrattuale vengono correlati tra di loro mediante una approssimazione del rapporto tra prestazioni e premi secondo un indice sintetico, al fine di non rimettere un eventuale apprezzamento relativo all’esosità o meno dei diversi sistemi di risarcimento per lesioni o di RCA vigenti, esclusivamente alla entità assoluta delle somme corrisposte, rispettivamente, a titolo di sinistri o di premi.

Le risultanze delle analisi hanno evidenziato (e non è una sorpresa), per quanto riguarda il premio RCA che gli assicurati italiani hanno corrisposto come media (dei premi) del periodo 2008-2012, un premio di tariffa, per la sola garanzia di responsabilità civile auto, largamente superiore alla media degli altri paesi  considerati – indicata di seguito come media U.E. – (differenze di 144 euro, pari al 56% in più) dovuta, per 108 euro (+49%) al maggior costo sinistri e per 21 euro (+28%) alle commissioni e spese di gestione.

Nel medesimo periodo che ingloba la fase acuta della crisi finanziaria internazionale, le imprese assicurative italiane hanno tuttavia realizzato in media i migliori risultati tecnici (al netto dei proventi finanziari)  contenendo le perdite a 2 euro per polizza, a fronte di una perdita media U.E. di 17 euro a polizza.

La situazione più recente disponibile per la ricerca (2012) evidenzia peraltro una differenza del premio medio di tariffa italiano rispetto alla media U.E. ancora più elevata rispetto a quella riscontrata per il periodo 2008-2012 (154 euro, pari al 58% in più) a fronte di un decremento del costo sinistri di 38 euro (premio puro da 329 a 291, pari al 42% sopra la media) e di un aumento di tre euro per i costi per commissioni e le spese di gestione (da 74 a 77). La differenza netta, positiva, tra premio di tariffa e costi per sinistri e spese di gestione è assorbita dal margine tecnico (49 euro per polizza al netto dei proventi finanziari contro una media di 2 euro).

La struttura di costo del premio medio di tariffa italiano nel 2012 è costituita per il 69,8% dal costo per i sinistri, per il 18,4% da commissioni e spese di gestione e per l’11,8% dal margine. Negli altri paesi sono state riscontrate incidenze, rispettivamente, superiori per il costo sinistri e per le spese e inferiori per il margine, probabilmente anche a causa dal maggiore sviluppo degli altri rami danni rispetto all’Italia che consente alle imprese straniere di distribuire in modo più efficiente il carico per spese e i margini tecnici.

Passando a considerare il danno alla persona, la ricerca ha messo in luce marcate differenze tra i cinque paesi osservati, ancora lontani dall’essere armonizzati, come richiederebbe l’appartenenza all’Unione Europea.

L’analisi ha messo in rilievo in particolare che in caso di morte, gli assicurati italiani ricevono il risarcimento non patrimoniale, cd. “danno biologico”, più elevato in assoluto; nel caso di lesioni molto gravi, (90% I.P.) nonostante una somma ragguardevole di tipo non patrimoniale, gli italiani in genere ottengono un risarcimento complessivo (somma dei danni patrimoniale e non) inferiore agli altri paesi (ad eccezione della Spagna) a causa della forma di liquidazione spesso forfettaria del danno di tipo patrimoniale dovuta alla presenza di prestazioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Nel caso di macrolesioni con I.P del 25%, i risultati evidenziano che l’assicurato italiano ottiene il risarcimento non patrimoniale migliore tra quelli tabellari esaminati (Spagna e Francia). Per le microlesioni al 5% di I.P. la tabella unica attualmente in vigore in Italia ha ridotto al di sotto della Francia il valore del risarcimento, mentre per la Spagna, i valori del Baremo sono molto bassi.

In termini di “prestazione-prezzi”, l’indice sintetico ha evidenziato che gli assicurati italiani “riceverebbero” più di quanto pagano nei casi di morte e macrolesioni con IP al 25% e meno in caso di macrolesioni (90% IP) e di microlesioni (5% IP).

Leggendo simmetricamente tale risultato, gli assicurati italiani sopportano pertanto premi r.c.auto più elevati degli altri paesi anche a causa di una migliore e più ampia controprestazione assicurativa (anche nel numero degli aventi diritto) in caso di morte e per le macrolesioni non gravi. Per quelle gravissime (90% I.P.) il rapporto sarebbe tuttavia inferiore a quello della media europea (dei cinque paesi). Infine l’indice conferma, anche in questa inversione di lettura, l’effetto dell’introduzione in Italia delle tavole unitarie per I.P. fino al 9% che posizionerebbero il suo valore al di sotto di quello degli altri paesi aventi strutture tabellari almeno di riferimento.