Le misure di contenimento della spesa pubblica hanno colpito e colpiranno ancora nel prossimo futuro la spesa sociale, lasciando senza copertura una parte dei bisogni dei lavoratori/cittadini. In questa prospettiva Assoprevidenza, l’Associazione Italiana per la previdenza e l’assistenza complementare, ha elaborato un’ipotesi di soluzione collettiva, peraltro formulata sulla base di dati e costi reali, che appare decisamente sostenibile: con un contributo di 200 euro l’anno per ciascun lavoratore (che si ridurebbero a 140 da pensionato), da versare per tutta la vita, si potrebbero erogare: pensione complementare, assistenza sanitaria integrativa, sostegno al reddito in caso di disoccupazione, un assegno da 900 euro al mese in caso di non autosufficienza durante il periodo lavorativo, contributi asilo nido e borse di studio per i figli. Senza contare che con la contrattazione a livello aziendale o territoriale il versamento del lavoratore può essere a carico, tutto o in parte, del datore di lavoro.

Assoprevidenza sostiene da tempo che occorre definire per l’Italia un nuovo modello di welfare realizzando sinergie a valore aggiunto tra fondi pensione, fondi sanitari, gli altri soggetti che operano nel settore e le istituzioni pubbliche. La “Proposta per un progetto di welfare integrato” è stata presentata la scorsa settimana a Milano dal Presidente Sergio Corbello nel corso di un incontro con la stampa. “Siamo convinti che il welfare – ha sottolineato Corbello – debba essere visto non come un costo, ma come risorsa in grado di contribuire, tramite le sviluppo del benessere sociale, ad aumentare la ricchezza del Paese come volano per lo crescita, anche favorendo la creazione di occupazione”.

Per favorire lo sviluppo in Italia del “secondo welfare”, Corbello ha auspicato “una razionalizzazione della normativa in materia di welfare aziendale, in particolare la riunificazione dei plafond di deducibilità fiscale per i contributi previdenziali e sanitari e il loro aggiornamento”. Da oltre dieci anni i plafond sono infatti fermi, ha ricordato Corbello, a 5.164,57 euro per la previdenza e a 3.615,20 euro per l’assistenza sanitaria.

COPERTURA DEI BISOGNI SECONDO IL CICLO DI VITA

Nelle sue varie declinazioni il welfare è sempre di più parte integrante delle relazioni industriali e degli accordi collettivi. E’ apprezzato sia dai lavoratori, sia dagli imprenditori, per i quali rappresenta uno strumento di fidelizzazione dei dipendenti e un modo per incrementare le retribuzioni a costo calmierato. Il punto di partenza, secondo Assoprevidenza, deve essere quindi la contrattazione collettiva aziendale o territoriale, strumento principe per individuare soluzioni che rispondano alle esigenze effettive della platea interessata senza duplicazioni di prestazioni tra pubblico e privato e tra i vari soggetti che operano nel settore (fondi pensione, fondi sanitari, enti assistenziali).

Per costruire il nuovo modello di welfare integrato gli esperti di Assoprevidenza hanno analizzato i bisogni dell’individuo nel corso di tutta la sua vita, superando la semplice suddivisione tra periodo lavorativo e pensionamento che non ha perso significato vista la sempre più diffusa precarietà iniziale e lo spostamento in avanti dell’età pensionabile. Sono state individuate in questo modo cinque classi di età cui corrispondono differenti bisogni.

Per ciascuna classe sono state considerate le possibili prestazioni suddivise tra “immediate” (di cui si potrebbe beneficiare nel periodo di appartenenza alla classe) e “differite” (che potrebbero essere erogate nel passaggio a una classe successiva, in particolare all’entrata in pensione). Le principali sono: pensione complementare; assistenza sanitaria (grandi interventi, assistenza medico-specialitica e diagnostica); sostegno al reddito in caso di disoccupazione; non autosufficienza da attivo (prevista una rendita mensile di 900 euro finanziata con un versamento annuo di 30 euro ad iscritto sino alla pensione); non autosufficienza da pensionato (sempre 900 euro di rendita finanziata calcolando anno per anno la necessità di capitali per la copertura) asili nido e contributi di studio (500 euro annui per figlio a carico in età prescolare e borsa di studio dopo i 14 anni in caso di buon rendimento dello studente).

Per ciascuna prestazione sono state considerate le coperture già possibili con l’attuale normativa, fondamentalmente attraverso fondi pensione e fondi sanitari, cui si potrebbero aggiungere quelle del welfare aziendale frutto di contrattazione collettiva.

UN UNICO CONTRIBUTO

E’ stato valutato a questo punto il costo di ogni singola prestazione e si è optato, per il finanziamento delle prestazioni, per un contributo versato dal singolo soggetto per tutto il corso della vita, a partire dall’assunzione. Nel periodo lavorativo il contributo potrà naturalmente essere a carico, totale o parziale, del datore di lavoro; mentre dall’entrata in pensione in poi sarà a carico totale dell’interessato.

Alla fine, tenuto conto di diversi profili individuali, si può realizzare una copertura secondo le fasi del ciclo di vita – esclusa la prestazione per non autosufficienza da pensionato – con un contributo annuo individuale di 200 euro nel periodo lavorativo, che si riduce a 140 da pensionato (pari allo 0,8% della retribuzione). Per coprire anche la non autosufficienza da pensionato, la prestazione più onerosa, occorre aggiungere da un minimo di 370 euro all’anno (per chi comincia a versare a 25 anni) a un massimo di 630 euro (per chi inizia i versamenti a 40 anni) per tutta la vita lavorativa. Questo costo potrebbe però essere coperto, secondo gli esperti di Assoprevidenza, destinando una quota del montante pensionistico accumulato (nella misura del 13% per il venticinquenne e del 24% per il quarantenne).