“Solo un anno fa Intesa Sanpaolo capitalizzava 25 mld, adesso siamo a 40. C’era il rischio di essere scalati e il livello di motivazione delle persone era molto basso. Adesso il clima è cambiato. 
Clima interno e, soprattutto, numero della banca”. 
Lo ha detto in un’intervista a tutto campo al Corriere della Sera il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, sottolineando come “siamo la banca più forte in Europa come capitale e la crescita degli investitori internazionali, oggi maggioranza del nostro azionariato, sta lì a dimostrarlo. Siamo la prima tra le principali banche del mondo in quanto ad aumento in percentuale del valore di Borsa, davanti a istituti che vivono in Paesi ad alto tasso di sviluppo, come Cina e Qatar, per non parlare di tante blasonate banche europee che oggi sono dietro a noi come capitalizzazione. Potremmo dire che siamo un caso di made in Italy di successo all’estero e il merito va alle nostre persone”. 
Il banchiere ha quindi messo in evidenza come, con un capitale di 16 mld in eccesso emerso dopo gli stress test, Intesa Sanpaolo è pronta a valutare eventuali acquisizioni fra le quali non figura B.Mps. “Possiamo valutare la crescita con acquisizioni, ma non immaginare una fusione come quella tra Intesa e Sanpaolo. È stata una delle più riuscite operazioni di integrazione, ma adesso la crescita deve avvenire con altre modalità”, ha proseguito Messina aggiungendo che “non sono malato di esterofilia, ma con le dimensioni che abbiamo in Italia, non è possibile pensare ad acquisizioni interne di banche o di reti di sportelli perchè -ha spiegato il banchiere- ci sarebbero pochissime sinergie e notevoli sovrapposizioni, con problemi anche occupazionali. E al riguardo, grazie ai nostri ricavi, gli esuberi previsti dal piano, circa 4.500 persone, continueranno a fare parte del gruppo. Detto questo: se nel risparmio gestito e nel private banking dovessero esserci delle opportunità in Italia siamo pronti a coglierle”. Alla domanda su un possibile interesse per B.Mps, “mi pare -ha risposto Messina- di essere stato chiaro”. 
In merito al piano industriale, “procede a pinto ritmo”, ha detto Messina ricordando i risultati già raggiunti dalla banca nella realizzazione del piano industriale. “In dodici mesi -ha proseguito- abbiamo fatto fatto il lavoro di anni, intervenendo in tutti i comparti del gruppo e ripensandone profondamente la struttura operativa. Abbiamo lanciato la Capital Light Bank per rafforzare ulteriormente il nostro capitale, ridisegnato la Divisione Corporate e riorganizzato la Banca dei Territori, il motore di crescita con il maggior potenziale. Abbiamo rinnovato il management e valorizzato le risorse interne, in particolare femminili. È stata riorganizzata l’area del wealth management, con la creazione delle divisioni private banking, asset management e assicurazioni, e in questi ambiti esploreremo tutte le opzioni, incluse quelle per linee esterne”. “Sono questi – ha messo in evidenza il banchiere – i settori su cui puntiamo per crescere, non ci interessano mega operazioni di fusione o acquisizione di altri gruppi simile al nostro”. 
Quanto alle acquisizioni all’estero, “pensiamo a Paesi con la tripla A. Ad esempio gli Stati Uniti, la Svizzera, il Regno Unito. Ad aree come  l’Asia. Pensate che a Londra ci sono 450.000 italiani. Vogliamo crescere  lì, magari rafforzando le strutture che già abbiamo in quei mercati”. La Coutts “è un asset molto interessante -ha spiegato- ma Rbs è restia a venderla e noi non siamo disposti a pagare qualunque prezzo”. 
In merito a possibili fusioni nei settori del risparmio, “l’avere creato il polo del private banking potrebbe rappresentare una moneta di scambio in caso di acquisizioni o partnership internazionali. La condizione, per il private banking come per l’asset management, è di mantenere il controllo delle attività. Tra depositi e risparmi gestiamo 800 mld euro, la metà del Pil del Paese: siamo la cassaforte degli italiani e vogliamo continuare a esserlo. Questa – ha aggiunto – è la nostra missione identitaria. Nell’asset management possiamo fare di Eurizon un polo aggregante. 
Alla domanda su un eventuale dividendo straordinario, “in funzione degli aspetti regolatori che verranno definiti entro il 2015, dal 2016 -ha precisato il banchiere- l’eccesso di capitale non destinato alla crescita verrà restituito agli azionisti”. Sul sostegno della banca all’economia attraverso la concessione di credito, Messina ha sottolineato come “noi siamo il primo erogatore di prestiti in Italia. In nove mesi abbiamo dato finanziamenti a medio-lungo termine per oltre 20 mld, quasi quanto tutte le altre banche italiane messe insieme”.