Il punto di Mauro Masi*

In questa rubrica si sostiene da quasi due anni (il primo articolo è del 15 dicembre 2012) l’opportunità di introdurre in Italia un sistema assicurativo obbligatorio e universale contro i danni da catastrofi naturali. Gli ultimi eventi in Liguria e in altre parti del nostro paese hanno acceso il dibattito che è arrivato anche sulla stampa (cosiddetta) popolare.

Il risultato è stato, in genere, sconfortante: con una sola eccezione (Il Foglio), più o meno tutte le testate nazionali hanno alzato alti lai contro il pericolo che venga, di fatto, introdotta un’altra tassa sulla casa e con rischi di pagamenti squilibrati nelle diverse aree del paese («da 300 euro a Milano fino a 1.700 di Messina»).

In realtà basta avere una conoscenza anche molto superficiale della questione per sapere che polizza e tassa sono due questioni completamente diverse e che, anzi, l’introduzione di una forma di copertura assicurativa farebbe risparmiare alla fiscalità generale gran parte delle spese della ricostruzione ex post e quindi tende ad evitare che lo Stato si finanzi (per necessità, viste le compatibilità generali di bilancio) con nuove imposte straordinarie dirette o indirette (in genere aumenti delle accise, tipo il sempiterno aumento della benzina).

L’elemento di obbligatorietà e universalità («pagare tutti per pagare meno») fa sì che la probabile tariffa media sia assolutamente accettabile e senza gli squilibri che vengono ipotizzati. In Italia infatti, secondo Istat, le unità abitative sono circa 27 milioni; se tutto questo patrimonio abitativo fosse coperto per il suo costo di ricostruzione, stimabile in circa 3.900 miliardi, il costo annuo medio dei risarcimenti sarebbe pari a 2,8 miliardi di euro che corrisponde a circa 73 euro per 100 mila euro assicurati. Questo significa che assicurare una abitazione di 90-100 mq costerebbe, più o meno, 100 euro l’anno: una cifra del tutto ragionevole anche a fronte del fatto che il meccanismo assicurativo garantirebbe una procedura di rimborso certa e puntuale.

Naturalmente anche l’ipotesi dell’assicurazione obbligatoria presenta problemi (ad esempio la gestione dei danni alle infrastrutture, quelli agli avviamenti commerciali ecc.) ma il punto vero è che, qualora si volesse introdurre, andrebbe ben spiegata ai cittadini evidenziando i punti a favore che, come si è visto, sono tanti e molto rilevanti.

Personalmente sono convinto che già ora gli italiani sono in grado di valutare la bontà di un sistema come quello descritto e apprezzarne la differenza dal sistema vigente che non garantisce rimborsi tempestivi e crea i presupposti, questo sì, per incrementi della pressione fiscale.

Ho ragione di ritenere che un sondaggio mirato su questi temi fatto su campioni significativi della popolazione italiana, darebbe risultati sorprendenti.

*delegato italiano alla proprietà intellettuale

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