Che fosse un fenomeno da studiare era già risaputo. Poste Vita, una compagnia che nasce dal nulla (nel 1999) e in soli 12-13 anni balza già al primo posto per raccolta premi (13,2 miliardi nel 2013) superando ultracentenari e blasonati gruppi come Generali è già un evento insolito. Certo, bisogna considerare che nascere con una dote di 13 mila sportelli e con l’abitudine dei due terzi degli italiani ad affidare i propri risparmi agli uffici postali è un vantaggio insuperabile. Ma anche tenendo conto di questa anomalia, si tratta di risultati assolutamente importanti che permettono all’azienda di raggiungere una quota di mercato del 15 per cento. Vuol dire infatti che è stato azzeccato il mix di prodotti destinati ai risparmiatori a lungo termine. Non è un caso, infatti, che Poste Vita abbia anche 613 mila adesioni ai Pip assicurativi, i “fondi pensione” venduti dalle compagnie (prodotti molto ricchi di commissioni): il piano pensionistico Previdenza Valore è la forma complementare più diffusa in Italia con una quota di mercato del 35 per cento. E lo scorso anno ha raccolto circa un terzo delle nuove adesioni: 126 mila su 362 mila totali del mercato. Risultati ragguardevoli. Adesso, però, si scopre che l’assicurazione vita dà alle Poste di Francesco Caio un altro importante vantaggio: è infatti l’unico business che offre un apporto crescente all’Ebit di gruppo. Il comparto postale è passato da un Ebit negativo di 202 milioni nel 2011, a uno sempre negativo di 584 nel 2012 e addirittura a uno di 631 nel 2013. E anche quello finanziario si è un po’ bloccato, dopo le belle performance del decennio scorso: l’apporto all’Ebit di gruppo è rimasto sostanzialmente statico passando dai 1.618 milioni del 2011 ai 1.567 del 2012 e ai 1.595 del 2013. Invece il segmento assicurativo di Poste ha messo a segno un vero e proprio boom: l’apporto all’Ebit di gruppo è passato dai 199 milioni del 2011 ai 371 del 2012 e ai 411 del 2013: in soli due anni è più che raddoppiato. I numeri del primo semestre del 2014 confermano questo positivo trend: il risultato operativo del business assicurativo è stato di 220 milioni su un totale di 506 dell’intero gruppo. Una vera gallina dalle uova d’oro. Il dinamismo del comparto assicurativo ha un che di particolare. Nel 2013, quindi dopo circa due anni che aveva conquistato il primato della raccolta in Italia, il gruppo ha continuato a correre, cosa anomala quando si parte già dai vertici: in un solo anno, nel 2013, la crescita della raccolta vita è stata del 26 per cento rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 13,2 miliardi di euro, mentre le riserve tecniche ammontano a ben 65 miliardi con 2,8 milioni di clienti totali. Conquistata con relativa facilità la vetta nel rankingitaliano del ramo vita, il gruppo assicurativo di Poste guidato da Maria Bianca Farina, un’ex dirigente dell’Ina riconfermata lo scorso agosto amministratore delegato per altri tre anni per la terza (e ultima, dato lo Statuto) volta, si butta adesso nel settore danni. Con Poste Assicura vuole ripetere in questo ramo l’eccellente performance già avuto nel vita. È difficile, però, che in questo caso possa raggiungere gli stessi risultati dell’altro ramo, visto che è escluso, almeno per ora, che si butti nella mischia dell’Rc auto, dove si fanno i grossi volumi. Ma già oggi, ovvero a fine 2013, sono state emesse ben 320 mila polizze danni. Le polizze sanitarie costituiscono una parte cospicua dei prodotti venduti dal segmento danni di Poste. Fra le altre coperture ci sono quelle che riguardano il furto e l’incendio in casa, la responsabilità civile del capofamiglia, i danni di vario tipo alle abitazioni. Il tutto caratterizzato da uno schema molto semplice (ad esempio la copertura della casa dipende dai metri quadri: meno sono meno di paga, e viceversa). Approccio semplificato che sembra essere la vocazione scelta dall’amministratore delegato di Poste in generale: lo scopo è infatti quello di “aiutare il paese a diventare più moderno”. (a.bon.) A destra, Maria Bianca Farina, ad di Poste Vita e di Poste Assicura