Il risk management si sta trasformando in una funzione sempre più strategica e come tale, all’interno dell’organizzazione aziendale, è coinvolto nei processi decisionali. L’84% dei gestori dei rischi, infatti, interagisce direttamente con il Consiglio di Amministrazione o il top management, e quasi la metà (45%) diverse volte in un anno. Oggi i risk manager non sono soddisfatti del livello di tutela adottato per 6 dei 10 principali rischi che “tengono svegli” i loro CEO, ovvero: rischio politico – intervento governativo, cambiamenti legali o normativi; rischio di compliance; rischi legati alla concorrenza; rischi legati alle condizioni economiche; strategia di mercato e risorse umane.

Sono questi i principali risultati del sondaggio Risk Management Benchmarking Survey 2014, condotto nel corso dell’anno dalla Federazione delle Associazioni Europee di Risk Management (FERMA – Federation of European Risk Management Associations).  Giunta alla settima edizione la survey ha raccolto quest’anno il numero record di 850 partecipanti nei 21 paesi europei coinvolti e per l’Italia sono i risk manager soci ANRA ad aver fotografato il mercato.

Nell’osservare gli aspetti salienti e tipici dello scenario italiano, tratti dall’ultima indagine condotta da FERMA – commenta Paolo Rubini, Presidente di ANRA – si conferma un dato che voglio segnalare con grande orgoglio. La qualità del sistema di gestione integrata dei rischi aziendali nelle grandi imprese italiane è addirittura superiore alla media europea: l’indice utilizzato per rappresentare in modo sintetico la cultura del rischio, l’organizzazione e il processo ERM, oltre alla connessione tra la pratica di risk management e le strategie di acquisto di coperture assicurative vede le aziende italiane primeggiare rispetto alla media delle imprese europee (strumenti di ERM che si attestano al 27% rispetto al 15% in area Euro). Un altro elemento che ci vede in linea con l’Europa è dato dalla classifica dei principali rischi che i risk manager si trovano a dover gestire: la privacy dei dati e la cyber security rappresentano la priorità sia in Italia sia per i colleghi europei. Mentre al secondo posto individuiamo la prima discrepanza. I risk manager europei identificano nei rischi politici le maggiori criticità, quando i professionisti italiani osservano quelli correlati ai cambiamenti nelle policy aziendali. Al terzo posto la media europea pone i rischi connessi a reputazione e brand, mentre in Italia si tende a guardare globalizzazione e risorse umane. Lo scenario italiano si contraddistingue poi per un certo ritardo nell’emissione delle polizze, che si sintetizza in una lentezza nella gestione dei contratti (il 31% de contratti sono emessi 3 mesi dopo l’inizio, mentre la media europea è del 14%). Infine, un altro aspetto di consonanza con l’Europa traspare dalla scarsa copertura dei cosiddetti cyber risk il 73% dei rispondenti italiani dichiara di non aver coperture al riguardo con una media europea del 72%. 

Principali risultati
Il documento di FERMA European Risk and Insurance Report mostra come gli insurance risk e enterprise risk manager siano coinvolti nei processi decisionali delle loro rispettive organizzazioni.
Normalmente i responsabili delle assicurazioni o della gestione dei rischi riportano al CFO (31% per le assicurazioni e 22% per i rischi), al CEO (12% e 17%) e al CdA (12% e 18%). Molti dei partecipanti al sondaggio hanno una relazione costante e una stretta collaborazione con altre funzioni aziendali. I risk manager sono coinvolti in discussioni su : etica, compliance e aspetti legali (57%); internal audit e controllo (55%); fusioni e acquisizioni (52%), e pianificazione strategica (35%).

Tra i 10 principali rischi che causano “l’insonnia dei CEO” identificati dai partecipanti al sondaggio, ve ne sono 6 che secondo i risk manager non ricevono il giusto livello di mitigazione: rischio politico – intervento governativo, cambiamenti legali o normativi; rischio di compliance; rischi legati alla concorrenza; rischi legati alle condizioni economiche; strategia di mercato e risorse umane. Un livello medio di soddisfazione sulla mitigazione si rileva invece per rischio di reputazione e brand; pianificazione ed esecuzione della strategia, e debito/flusso di cassa. Il livello di soddisfazione è alto solo per rischi legati alla qualità (intesa come progetto, sicurezza e responsabilità da prodotti e servizi).

Alessandro De Felice, Vice Presidente di FERMA e Consigliere di ANRA, ha dichiarato: “Come possiamo vedere dal report, se azioni politiche, intervento governativo, e aspetti normativi appaiono sempre più importanti, la fiducia nel livello di mitigazione è bassa. In una situazione economica stagnate, chi si occupa di risk management ma anche chi, come FERMA e i partner di settore, è chiamato a supportare questa professione, deve aiutare ad accrescere il livello di innovazione delle soluzioni di gestione dei rischi, assicurative, e altri strumenti di risk financing.