di Debora Alberici 

 

La Suprema corte rilancia l’importanza dell’applicazione delle Tabelle di Milano nella liquidazione del danno non patrimoniale. Infatti, i parametri coniati nel palazzo di giustizia del capoluogo lombardo coprono anche il danno esistenziale quando il giudice motiva anche in base all’età della vittima e all’incidenza dei postumi sulla vita quotidiana. Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 24473 del 18 novembre 2014, ha respinto il ricorso di una giovane, divenuta invalida al 91% dopo essere stata investita da un’auto mentre era ferma al semaforo a bordo del suo ciclomotore. Alla ragazza la Corte d’appello di Bologna aveva liquidato oltre un milione e mezzo di euro fra danni patrimoniali e non. Lei aveva impugnato la decisione di secondo grado di fronte alla Suprema corte, lamentando che le Tabelle applicate non tenessero conto del danno esistenziale subito. La terza sezione civile ha respinto la tesi della difesa, osservando che «la valutazione tabellare del danno biologico, effettuata in sentenza è da confermare alla luce della generale applicazione delle tabelle milanesi adottate anche dal Tribunale di Bologna e della motivazione della ulteriore personalizzazione effettuata dal primo giudice che richiama l’età della donna al momento del sinistro, le modalità del fatto lesivo, la gravità dei postumi e l’incidenza degli stessi sulla vita quotidiana della danneggiata». Anche la Procura generale della Suprema corte ha chiesto di confermare la decisione di merito.