Maria Luisa Romiti

L a maggioranza degli italiani sottovaluta le conseguenze causate dalla condivisione di informazioni personali sulla Rete o attraverso i social network, tanto che il 58% si dichiara poco o per niente attento alla diffusione dei propri dati online e, più nel dettaglio, nel 28% dei casi non si pone neppure il problema, dichiarando di non fare nulla di particolare per tutelarsi. Questo nonostante il fenomeno del furto d’identità si stia diffondendo. A dirlo è la ricerca online commissionata da CRIF a Smart Research e realizzata su un campione rappresentativo per sesso, età e aree geografiche della popolazione italiana di età compresa tra i 18 e i 64 anni. Parlando di furti d’identità, la tecnica più utilizzata è il phishing. Dall’indagine emerge che il 60,6% degli intervistati ha subito tentativi di phishing con una certa frequenza (almeno due volte al mese), ma solo il 7,7 per cento ha risposto almeno una volta a un messaggio fraudolento. In particolare le persone di età compresa tra i 45 e i 54 anni. Smart Research ha messo in evidenza che 1 italiano su 8 ha subito la clonazione dei dati di una sua carta di pagamento e la maggior parte ha riguardato carte di credito (62,7%). In oltre il 39% dei casi è avvenuta durante un acquisto su Internet, ma rimane un 33 per cento di “vittime” che non sa come sia successo. In più di un terzo dei casi la scoperta è avvenuta grazie al servizio di sms alert e, in seconda battuta, a un avviso della banca o della società emittente della carta. Un’altra tipologia di frode, ma meno diffusa (1,8% del campione), è il furto di identità per aprire finanziamenti a nome altrui. Le conseguenze sono conosciute: perdita di denaro, segnalazione come cattivo pagatore, possibili problemi con la giustizia. Nella maggior parte dei casi le “vittime” non sanno come sia successo, mentre nel 23,6% è da ricondursi alla comunicazione spontanea dei dati per finalità apparentemente lecite e alla sottrazione della corrispondenza bancaria dalla cassetta postale (12,5%). Tra i principali fattori di rischio, riconosciuti come possibili cause del furto di identità, vengono citati per oltre il 40% lo smarrimento oppure il furto di documenti o strumenti di pagamento ed eventi legati al mondo online, quali l’accesso indebito a caselle di posta elettronica o le transazioni online su siti di e-commerce. Relativamente alla tutela dei dati personali da possibili intrusioni quando si utilizzano pc o device mobili, il 59% dichiara di proteggersi evitando di cliccare su link sospetti, mentre il 49% utilizza antivirus gratuiti e il 36 per cento quelli a pagamento. Solo il 5,8% del campione non fa nulla. Tutte gli intervistati hanno cambiato i loro comportamenti dopo aver scoperto di aver subito un furto d’identità. La maggioranza (il 57,1%) ha assunto comportamenti di prevenzione attivi, come condividere con maggiore cautela i propri dati sul web (nel 21,3% dei casi), attivare protezioni tramite SMS alert, installare nuovi antivirus (12,5%) o, ancora, prestare maggiore attenzione nel fornire i dati personali a terzi e nel custodire i documenti d’identità. Solo dopo aver subito un’azione di phishing gli italiani corrono ai ripari proteggendo i propri device, in particolare gli smartphone