di Lucio Sironi

 

In un anno che si sta dimostrando eccezionale per raccolta e crescita complessiva del gruppo, Azimut ieri ha fissato le linee generali del suo percorso per i prossimi cinque anni. «Si tratta del terzo piano industriale della nostra storia», ha spiegato il presidente e ad Pietro Giuliani, «finora siamo riusciti a realizzare quanto ci eravamo ripromessi, ci auguriamo di poterlo fare anche questa volta». 
Per il periodo 2015-2019 la società di risparmio gestito punta a raggiungere un patrimonio totale di 50 miliardi a fine 2019 (partendo dai circa 29 attuali), ipotizzando una raccolta media annua di 2,5 miliardi, un utile netto di 300 milioni (quest’anno punta a 160) e un payout sul dividendo (incluse le operazioni di buy-back) almeno del 60% nel corso del piano, determinato annualmente a seconda di eventuali operazioni straordinarie. «Obiettivi ambiziosi ma concretamente realizzabili», ha detto l’ad, «perché si basa su fondamentali solidi».

Azimut ha anche comunicato i numeri relativi ai primi 9 mesi che si sono chiusi con un utile netto consolidato di 123,8 milioni, in crescita dai 110 dell’analogo periodo dello scorso anno. I ricavi sono cresciuti da 327,9 a 400,8 milioni e il reddito operativo da 118,7 a 130,2 milioni. Il patrimonio totale a fine settembre era di a 28,8 miliardi, comprensivo del risparmio amministrato e gestito da case terze direttamente collocato (le masse gestite invece sono 25,8 miliardi). 
Da record la raccolta dei primi nove mesi, circa 5,3 miliardi comprendendo circa 1,3 miliardi derivanti da nuove acquisizioni. L’estero, doveAzimut conta su vari avamposti, rappresenta circa il 10% della raccolta. La posizione finanziaria netta consolidata è positiva per 353,6 milioni (era di 287,9 milioni a fine settembre 2013 e 363,5 milioni a fine dicembre 2013), che rappresenta una riserva da cui attingere in caso di opportunità di crescita, oltre a 250 milioni derivanti da un prestito convertibile.

«Ciò dà notevole flessibilità operativa al gruppo», ha osservato Giuliani. Nei primi 9 mesi del 2014 sono stati pagati dividendi per 93 milioni, a giugno è stato rimborsato un senior loan di 10 milioni e anche l’ultima tranche del prestito scadenza 2016 subordinato 4% per altri 17,6 milioni. I promotori sono saliti a oltre 1.500 con un centinaio di nuovi ingressi e un significativo contributo alla raccolta. In questa fase gli investitori tendono a prediligere il reddito fisso, che rappresenta circa due terzi delle masse gestite. Tra gli investimenti obbligazionari prevalgono, su scala mondiale, i corporate bond, ben il 75% contro il 25% riservato ai titoli di Stato. (riproduzione riservata)