L’aria che si respira nelle città europee continua a essere eccessivamente inquinata, con il 95% della popolazione urbana europea esposta a livelli pericolosi. Oltre il 90% dei cittadini delle aree metropolitane è esposto a livelli di PM2,5 e Ozono superiori a quelli indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come i massimi ammissibili per la tutela della salute umana.

L’Italia ha il triste record di essere il paese europeo con il più alto numero di morti premature dovute all’inquinamento da Ozono: con circa 3.400 vittime all’anno, davanti a Germania, Francia e Spagna. Per quanto riguarda le morti premature dovute alle polveri sottili (Pm2,5), nello stesso anno l’Italia si attesta al secondo posto dietro solo alla Germania con circa 64.000 vittime.

Oltre alla triste conta delle vittime, ci sono anche i costi sopportati dalla società in termini di impatto su salute e ambiente (morti premature, costi per la sanità, giorni lavorativi persi, problemi di salute, riduzione dei raccolti agricoli). Secondo i calcoli dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) l’inquinamento dell’aria e i gas serra prodotti dall’industria in Italia fra il 2008 e il 2012 sono costati al Paese una somma che oscilla tra i 26 e i 61 miliardi di euro.

Da sottolineare come l’Ilva di Taranto sia risultata nella top 30 degli impianti UE più inquinanti. Considerando il solo 2012, a livello europeo i danni provocati dalle emissioni di 14.325 industrie sono stimati in un intervallo tra i 59 e 189 miliardi di euro. Una cifra, quest’ultima, pari al Pil della Finlandia o alla metà del Pil della Polonia. Il costo medio pro capite per gli europei si stima fra i 115 e 368 euro.

L’1% degli impianti europei, ovvero 147 insediamenti, sono responsabili della metà dei danni provocati.

I Paesi più nocivi sono Germania, Polonia, Gran Bretagna, Francia e Italia, ovvero le economie maggiormente industrializzate.

Nella top 30 dei maxi-inquinatori Ue, oltre all’Ilva di Taranto in Italia, troviamo otto impianti in Germania, sei in Polonia, quattro in Romania, tre in Bulgaria e Gran Bretagna, due in Grecia, uno in Repubblica Ceca, Estonia e Slovacchia.

A livello settoriale le più inquinanti sono le industrie energetiche, che contribuiscono al 67% dei danni. Seguono processi di produzione (17%), la combustione del manifatturiero (12%), agricoltura (2%), rifiuti (1,6%).

Per quanto riguarda l’Italia l’AEA ha segnalato 1.329 impianti. Leader incontrastato l’Ilva di Taranto (29° posto in Europa), seguita dalla centrale termoelettrica Federico II di Brindisi Sud (33° posto), dalla raffineria di Augusta della Esso italiana (80° posto), dalla Saras raffinerie sarde Spa a Sarroch (92° posto), dalla centrale di Vado Ligure a Quiliano (106° posto) e dalla centrale elettrica di Fiume Santo (Sassari) (108% posto).