Pier Paolo Luciano

Torino I l Piemonte non è terra per cicale. Nonostante la crisi, che colpisce al cuore le imprese e fa impennare il numero dei disoccupati, nonostante il calo nei consumi che fa disperare commercianti e esercenti, il “tesoretto” in banca è sempre più cospicuo. Da brave formichine i piemontesi riescono a risparmiare anche in tempi di recessione. A giugno la Banca d’Italia ha contato 128,2 miliardi che le famiglie e le imprese piemontesi hanno dato in custodia agli istituti, ossia il 2,7 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Sul conto. Nel totale dell’indagine di Bankitalia figurano 87 miliardi in ‘depositi’, più della metà dei quali parcheggiati sui conti correnti (52 miliardi, più 4 per cento su giugno 2012). Numeri che spiegano perché i manager di Ing direct, la banca online olandese nell’annunciare l’apertura della prima filiale torinese poche settimane fa, abbiano sottolineato come il Piemonte sia la terza regione per numero di clienti e dunque un’area da curare con particolare cura perché assai promettente anche in prospettiva. Un terzo dei soldi (35 miliardi per la precisione, quasi un dieci per cento in più rispetto a dodici mesi prima) sono versati su depositi di risparmio, dunque vincolati rispetto a quelli dei conti correnti. Ma ci sono anche 41 miliardi investiti in obbligazioni bancarie: una cifra in leggero calo rispetto a un anno fa (meno 1,7 per cento) ma comunque sempre di un certo impatto. Il portafoglio. Nei primi

sei mesi dell’anno è aumentato anche il valore dei titoli posseduti dalle famiglie e dalle imprese: 80 miliardi in tutto, cresciuti del 5,2 per cento rispetto a metà 2012. Se si guarda alla sola clientela retail, escludendo quindi le aziende, si nota come i piemontesi abbiano un buon feeling con i titoli di Stato. Bot, Cct, Btp piacciono sempre a Cuneo come a Novara, a Asti come a Biella. Complessivamente la ricchezza dei piemontesi investita negli strumenti offerti dallo Stato tocca quota 24 miliardi, con una crescita dello 0,5 per cento rispetto al giugno di dodici mesi fa. Ma è tornata anche un po’ di passione per le azioni. Su Piazza Affari e altre borse internazionali sono impegnati 7,5 miliardi. Poco meno di un terzo rispetto a quanto è destinato ai titoli di Stato ma in questo caso colpisce di più la performance rispetto all’anno precedente: il 6,8 per cento in più. Insomma la Borsa torna a sedurre, complice anche il trading online che pure in Piemonte raccoglie un numero sempre maggiore di clienti. Però il vero “boom” è quello registrato dagli “organismi collettivi di risparmio”, cioè fondi comuni e Sicav. Insomma, forse scottati da precedenti esperienze non proprio confortanti e frenati da un andamento dei mercati borsistici spesso altalenante, la maggior parte dei piemontesi disposta a rischiare qualcosa pur di avere interessi un po’ più ignificativi di quelli offerti dai titoli di Stato, hanno puntato sui fondi comuni, nelle loro diverse declinazioni. Alla fine ne è uscito un capitale che di poco sorpassa quello investito nei titoli del Tesoro: 24,7 miliardi, una cifra lievitata del 25,9 per cento. Male invece le obbligazioni: hanno registrato una flessione del 18,9 per cento rispetto alla penultima indagine della Banca d’Italia. Il credito. In flessione ma sostanzialmente stabile rispetto a un anno fa l’importo dei prestiti (sia delle banche, sia delle società finanziarie) è diminuito dello 0,3 per cento, come dodici mesi fa. L’andamento negativo si spiega con l’ulteriore calo dei prestiti per l’acquisto di abitazioni, scesi dell’1,1 per cento. Per contro, il credito al consumo è cresciuto dello 0,7 per cento, merito soprattutto delle società finanziarie brave a intercettare clienti anche della banche (performance negativa per queste ultime). Ai piemontesi piacciono sempre molto i titoli di Stato anche se nell’ultimo anno sono stati scavalcati dai fondi comuni