Coface, la compagnia internazionale di assicurazione dei crediti, pubblica il quinto studio annuale sulle prime 500 imprese in Europa Centrale e Orientale – Top 500 di Coface dei paesi CEE. Lo studio classifica le principali imprese della regione in funzione del loro fatturato e dell’analisi di altri criteri, come il numero di dipendenti, il contesto in cui operano le imprese, i settori e i mercati.
Katarzyna Kompowska, Region Manager di Coface Central Europe, ha così commentato: “Anche per l’Europa emergente, il 2012 e il 2013 si sono rivelati anni difficili. Ma l’analisi sulle Top 500 imprese mostra che, anche in tempi di crisi economica, la regione possiede un potenziale di crescita. Le imprese leader hanno aumentato il proprio fatturato del 5% dimostrando la loro importanza non solo all’interno della regione, ma anche per l’Europa e i principali partner commerciali esteri.”
Top-player: il fatturato aumenta del 5% ma i profitti diminuiscono di circa un terzo

Nonostante la crisi economica, le 500 Top imprese della regione hanno registrato un aumento del fatturato del 5%, più di 628 miliardi di euro nel 2012. Ciononostante, tale performance non ha portato ad una crescita stabile del loro utile netto. Dopo aver registrato un miglioramento nel 2011, le imprese hanno subito un calo ei loro profitti del 32% circa nel 2012, passando da 30 miliardi di euro a 20 miliardi.
Nel 2012, il loro numero di dipendenti è leggermente aumentato (+1,5%) rispetto all’anno precedente, ma la situazione è molto eterogenea. Come mostra lo studio infatti, l’aumento del tasso di disoccupazione nella maggior parte dei paesi riflette l’incremento dei licenziamenti effettuati da queste imprese.

Top 3: Polonia, Ungheria e Romania
Le imprese polacche sono le più numerose tra le Top 500 e rappresentano più di un terzo (171 imprese, il 34,2% del totale). Il paese ha saputo consolidare la sua posizione di leader (nel 2011: rappresentava il 31,8% delle imprese principali). Nel 2012, le principali imprese polacche hanno generato un fatturato pari a 234 miliardi di euro, un aumento del 6% rispetto all’anno precedente. Nonostante un calo dell’utile netto pari al 30%, le imprese polacche sono rimaste le prime in termini di utile netto totale (nel 2012: 8.460 milioni di euro; nel 2011: 12.014 milioni di euro). Dopo aver registrato la crescita più elevata nell’UE nel 2011, il paese ha subito un forte rallentamento nel 2012, accompagnato da un livello record di fallimenti d’impresa.
L’Ungheria è il secondo paese con il più alto numero di imprese in classifica (66 imprese, il 13,2% del totale). Il Paese era al terzo posto nel 2011. Nonostante il suo PIL fosse diminuito dell’1,7%, le principali imprese ungheresi hanno generato un fatturato leggermente più alto nel 2012 (240 miliardi di euro, +2,2%). Essendo però diminuito l’utile netto anno su anno del 27,5%, è necessario un attento monitoraggio del paese, secondo Coface.
Per la prima volta, la Romania ha preso il posto dell’Ucraina sul podio, passando dal quinto al terzo posto. Ciò grazie ad un aumento del 22,7% del numero delle imprese (per un totale di 54) presenti in classifica rispetto all’anno precedente. Ciononostante, il paese è solamente al quinto posto in termini di crescita del fatturato (48,559 milioni di euro, +10.8%) e di utile netto (+37.7%).
L’Ucraina perde il secondo posto occupato nel 2011: le imprese hanno realizzato performance mediocri nel 2012 e il loro numero tra le principali imprese della regione è sceso a 28.

Settori di attività: vincitori e vinti
Nel 2012, le 65 imprese del settore petrolifero e del gas risultano le più numerose nella Top 500 di Coface. Esse infatti, hanno generato profitti per 162 miliardi di euro (+6%) in totale. L’anno 2012 si è rivelato un anno particolarmente difficile per le imprese del settore, il loro utile netto globale è diminuito del 34,6%.
In seconda posizione, molto lontana dai primi in classifica, i fornitori di energia. Le 51 imprese hanno generato un fatturato inferiore a più della metà di quello del settore del petrolio e del gas insieme (76 miliardi di euro). Mentre il loro tasso di crescita medio è molto promettente (+11%), esse hanno reagito al calo della domanda di energia causata dalla recessione riducendo i propri effettivi (-12,9%), ne deriva una forte diminuzione del loro profitto.
Quest’anno, il settore automobilistico, si aggiudica la terza posizione. Le 42 imprese hanno generato un fatturato di circa 63 miliardi di euro, i più grandi contributi provenienti da Repubblica Ceca e Slovacchia (dove Skoda Auto SS, Volkswagen Slovakia e KIA Motors hanno avuto un effetto particolarmente benefico). Alcune imprese particolarmente performanti, come Mercedes-Benz Manufacturing Hungary o Ford Romania, appartengono proprio a questo settore. Sebbene il loro profitto netto è diminuito del 33% circa, le imprese del settore hanno assunto 6500 persone.
Gli aumenti di fatturato più significativi sono stati registrati da imprese specializzate nella distribuzione di veicoli auto, nell’agroalimentare e nella vendita all’ingrosso. Alcuni settori hanno mostrato tendenze al ribasso: edilizia, elettronica, metallurgia, attività mineraria e telecomunicazioni. L’edilizia è tradizionalmente il settore più colpito dalla regressione economica, le 7 imprese presenti in classifica hanno registrato un calo del fatturato (-9%) e dei loro dipendenti (-8% in 2012). È proprio nel settore edile che si registra il maggior numero di insolvenze in Europa Centrale e Orientale.

CEE: una regione ancora in difficoltà e più eterogenea che mai
Nelle economie dei paesi CEE si evidenzia una timida ripresa, con un tasso di crescita annuale medio dell’1,2%, contro il 5% per l’insieme dei paesi emergenti. Dal 2011, il tasso di insolvenza è quasi triplicato e dovrebbe continuare ad aumentare nel 2013.
Ma osservando nel breve periodo, si nota che le economie dei paesi CEE non sono mai state così diverse tra loro. Alcuni paesi restano in recessione e il loro PIL continua a contrarsi, altri invece registrano una crescita economica stabile. In seno alla regione, il PIL pro capite varia da poco meno di 3.000 euro in Ucraina a più di 17.000 euro in Slovenia. Alcuni paesi, soprattutto la Repubblica Ceca, hanno risentito particolarmente della recessione della Zona Euro, mentre altri, come l’Estonia, hanno registrato un tasso di crescita elevato. Il tasso di insolvenza è fortemente aumentato in Bulgaria e Croazia, al contrario Estonia e Lettonia hanno registrato miglioramenti.
Katarzyna Kompowska conclude: “Tenendo conto di queste numerose differenze, è importante seguire ciascun mercato da vicino, soprattutto nel contesto attuale. Continueremo a monitorare gli sviluppi in Europa emergente. E’ essenziale essendo diventata una regione forte e promettente per lo sviluppo economico europeo, continuare a identificare le opportunità che questi paesi offrono alle imprese.