Misurati in termini di produttività economica, i paesi emergenti sono eccessivamente colpiti dai danni delle catastrofi naturali. Proprio per questo l’assicurazione contro le catastrofi naturali è particolarmente importante a livello economico in questi paesi.

Lo sostengono un’indagine di Munich Re e uno studio scientifico condotto dall’Università di Wuerzburg sulla base dei dati relativi ai danni da catastrofe naturali ricavati dal database NatCatSERVICE di Munich Re.

A livello globale, i danni causati dalle catastrofi naturali sono aumentati dal 1980, a causa principalmente del crescente valore economico.

Oltre all’urbanizzazione di regioni fluviali e costiere, anche la maggior frequenza di eventi naturali rilevanti, che causano danni in alcune regioni, ha un ruolo in questo contesto.

C’è la prova evidente che i paesi emergenti siano colpiti in modo particolarmente duro dai danni causati da catastrofi naturali.

Per esempio, l’indagine condotta dal dipartimento di ricerca economica di Munich Re ha rilevato che, nei paesi emergenti, i danni diretti causati dalle catastrofi naturali totalizzano una media, approssimativamente, del 2,9% del prodotto interno lordo, ogni anno. Nei paesi industrializzati, questa cifra era ferma allo 0,8%; 1,3% nei paesi in via di sviluppo. Esempi recenti significativi di maggiori danni diretti nei paesi emergenti sono stati le alluvioni in Thailandia del 2011 (perdite dirette di 43 miliardi di dollari statunitensi, il 12% del PIL) e il terremoto in Cile l’anno scorso (perdite dirette di 30 miliardi di dollari statunitensi, il 14% del PIL).

“Mentre i paesi emergenti hanno già una base di capitale relativamente importante, spesso non hanno le risorse o l’efficacia necessaria nella loro amministrazione per proteggersi meglio dalle conseguenze delle catastrofi naturali, per esempio, tramite misure strutturali. In cima a queste, c’è l’urbanizzazione delle regioni costiere, che in Asia, al momento, sono ad alto rischio ciclone. Questo spiega gli oneri notevolmente sproporzionati che questi paesi subiscono a causa delle catastrofi naturali”, ha detto Michael Menhart, Chief Economist  di Munich Re.

Studi empirici come quelli condotti dagli economisti alla Bank for International Settlements indicano che maggiori catastrofi naturali possono anche causare danni alla ricchezza a lungo termine, così come un boom economico eccezionale portato dalla ricostruzione non può compensare le perdite e i danni, subiti in precedenza.

Allo stesso tempo, è provato che i mercati finanziari e assicurativi aiutino il recupero di un paese dopo una catastrofe naturale. Di conseguenza, una minore densità assicurativa porterebbe ad un maggiore debito governativo pro capite risultante da maggiori catastrofi naturali.

In aggiunta, uno studio dell’Università di Wuerzburg, supportato dall’ Economic Research di Munich Re, è arrivato alla conclusione che i paesi emergenti beneficino di più, in termini economici, dall’assicurazione contro le catastrofi naturali.

Inizialmente, l’assicurazione ha un effetto indiretto di minimizzazione dei danni in quanto i premi rappresentano un incentivo per prendere misure preventive: i premi assicurativi danno al rischio rispettivo un prezzo. Peraltro, nell’eventualità di una catastrofe, i danni sono limitati perché i benefici dell’assicurazione supportano direttamente la ricostruzione.

Ludger Arnoldussen, membro del consiglio di Munich Re responsabile per l’Asia Pacifica, ha affermato: “Lo studio conferma quanto importante sia per i paesi emergenti, che si espandono rapidamente, creare un forte settore assicurativo e promuovere soluzioni assicurative del settore privato.

In molti paesi, anche l’istituzione di partnership pubbliche-private ha senso in modo da migliorare la penetrazione assicurativa e pertanto aumentare la protezione finanziaria contro le conseguenze delle catastrofi naturali. In particolare, la protezione assicurativa può minimizzare i danni conseguenti alle catastrofi naturali, supportando un ritorno più veloce e più integrale ad una normale situazione economica e sociale”.