Il calo del reddito disponibile delle famiglie ha reso gli italiani più attenti nei consumi per ricostituire lo stock di ricchezza eroso dalla crisi. Il risparmio è visto oggi come un’ancora di salvezza cui far riferimento per affrontare la difficile situazione economica. Non a caso nel 2013 ci sono stati segnali di crescita del risparmio delle famiglie, in controtendenza con quello che accade in Eurolandia. «Nel periodo più recente la propensione al risparmio è rimasta stabile nell’area euro e si è confermata più elevata della media in Germania e Francia, pur se in leggera flessione per la tenuta dei consumi delle famiglie in questi Paesi.

La propensione al risparmio è invece aumentata, oltre che in Italia, anche in Spagna dove le famiglie, pur avendo subito un’ulteriore contrazione del reddito disponibile nominale, hanno ridotto in misura più che proporzionale i consumi», spiega l’Osservatorio sui risparmi delle famiglie di Gfk Eurisko e Prometeia.

I risparmiatori sono stati favoriti ad accantonare di più grazie alla ripresa dei mercati. «Anche la presenza sui mercati finanziari di buone opportunità di investimento ha concorso alla crescita della quota di reddito disponibile destinata al risparmio. Nel primo semestre del 2013 il risparmio finanziario si è approssimato a 22 miliardi di euro, su livelli superiori a quelli annui del triennio precedente, e ha rappresentato circa il 30% del risparmio lordo rispetto a meno del 20% del primo semestre del 2012 e il 15% circa del primo semestre del 2011», sottolinea ancora l’Osservatorio. Quanto alle destinazioni di questo risparmio, nei primi sei mesi di quest’anno i prodotti più gettonati sono stati fondi comuni e gestioni patrimoniali, a discapito delle obbligazioni (sia corporate sia di Stato) ma soprattutto dei depositi. Questi ultimi hanno visto crollare la raccolta, anche a causa di rendimenti in calo sulla scia della riduzione dei tassi avvenuta in Eurolancia nell’ultimo anno.

In base alle stime effettuate da Prometeia sui dati preliminari a disposizione, le famiglie italiane nel primo semestre del 2013 hanno investito in fondi comuni e gestioni patrimoniali oltre 20 miliardi di euro e più di 6 miliardi in assicurazioni vita. «Per effettuare maggiori investimenti in strumenti gestiti, in uno scenario in cui la formazione di risparmio migliora molto lentamente, le famiglie hanno ridotto il portafoglio di titoli di debito, pubblici e privati, per oltre 20 miliardi di euro e ridimensionato gli investimenti in depositi dai circa 40 miliardi di euro del secondo semestre del 2012 a 6 miliardi. La maggiore domanda di strumenti gestiti si è indirizzata già dal secondo semestre del 2012 verso i fondi comuni, mentre le gestioni patrimoniali e le polizze assicurative vita sono tornate positive nel 2013», rileva l’Osservatorio.

La ripresa del mercato dei fondi è stata favorita anche dalle politiche commerciali delle banche, che «hanno collocato prodotti di risparmio gestito anche nell’ottica di un recupero dei margini da servizi», spiega Prometeia, in un momento in cui la bassa erogazione di prestiti non consente alle banche di fare utili sull’attività tradizionale. Recentemente si è assistito però a un rallentamento della crescita del risparmio gestito. «Dopo i risultati brillanti del primo semestre dell’anno negli ultimi mesi, anche per via delle maggiori incertezze sul quadro finanziario e politico, le componenti gestite hanno evidenziato un ridimensionamento della crescita e flussi in riduzione», spiega ancora Prometeia. Nel frattempo, tra luglio e agosto c’è stata un’accelerazione dei depositi nei conti correnti. Una crescita, quella della raccolta nei conti correnti, che si registra da inizio anno si è impennata che proprio nei mesi estivi. Una fetta importante di famiglie quindi risparmia ma sceglie di tenersi fuori dai mercati finanziari, e accantona le somme in conto corrente. Un fenomeno evidenziato anche dall’ultimo sondaggio annuale realizzato dall’Acri in collaborazione con Ipsos: chi ha il coraggio di investire lo fa solo con una parte limitata dei propri risparmi. Numeri alla mano, secondo il sondaggio il 65% degli italiani preferisce tenere il denaro liquido se non proprio sotto il materasso, al massimo in un conto corrente. Si tratta di un trend in crescita rispetto agli anni passati. Del resto la proposta shock del Fmi di effettuare un prelievo forzoso del 10% sui conti correnti, subito smentita, non lascerebbe in pace nemmeno i correntisti. (riproduzione riservata)