Massimo Minella

È bastato un mese, soltanto un mese per riscrivere la storia di una banca, la vecchia Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, oggi gruppo Carige, i cui assetti di vertice erano rimasti cristallizzati per più di vent’anni. Ottobre si è infatti aperto con l’addio definitivo al presidente-demiurgo Giovanni Berneschi, sfiduciato dalla maggioranza del vecchio cda ed escluso dalla lista dei nuovi amministratori, e si è chiuso con la sfiducia a Flavio Repetto, presidente della Fondazione Carige, azionista di riferimento della banca con una quota del 47% del capitale, il cui mandato è stato revocato dalla maggioranza dei consiglieri di indirizzo. I punti di riferimento della finanza genovese e ligure (Berneschi, 76 anni, Repetto, 82) sono stati così estromessi dalle strategie di rilancio di un gruppo finito nel mirino di Bankitalia con una serie di pesantissime osservazioni sulle quali si è pure concentrata l’attenzione della magistratura. Per il crac dell’imprenditore Andrea Nucera, ampiamente sostenuto da Carige, gli indagati sono al momento cinque (a cominciare da Berneschi e da Ennio La Monica, direttore generale fino alla scorsa settimana e ora rimasto nel gruppo). Ma l’impressione è che questo sia solo l’inizio e che presto nuove contestazioni potrebbero essere mosse ai vecchi amministratori. Carige guarda comunque avanti, in banca e in Fondazione. Il nuovo cda della Banca, infatti, ha interpretato alla lettera i “desiderata” di Bankitalia che chiedeva rapidamente

un ricambio della “governance” e il rafforzamento patrimoniale. Il nuovo presidente Cesare Castelbarco, uomo di grandi relazioni istituzionali e finanziarie, graditissimo sulla piazza milanese, ha concluso la prima operazione in meno di un mese e già impostato le linee-guida della seconda. Nuova governance, infatti, non significava solo la sostituzione di Berneschi, puntualmente avvenuta, ma una differente ripartizione dei poteri. Colpo di spugna quindi sul presidente che aveva sostanzialmente potere assoluto su tutto e avanti con un’impostazione che vede un presidente (Castelbarco) e un vicepresidente (Sandro Repetto) con compiti di relazione con i soci, le istituzioni e le autorità di vigilanza, e un amministratore delegato a cui affidare le deleghe operative del gruppo, quindi il vero “capo azienda”. La scelta è caduta sul consigliere delegato della Popolare di Milano Piero Montani, 59 anni, genovese di nascita, studi e formazione professionale, in cima alla lista del gradimento di Bankitalia. L’arrivo di Montani ha portato alla cancellazione della figura del direttore generale (lo statuto non prevede le due posizioni), ma chi occupava quel ruolo, Ennio La Monica, è rimasto nel gruppo proprio per affiancare Montani nella definizione del nuovo piano industriale. La Monica, nel mese di ottobre, ha già definito le linee guida del piano e ora con Montani completerà il lavoro. Altrettanto incisiva l’azione portata a termine in Fondazione Carige. Diciassette consiglieri di indirizzo (su 28, anche se il presidente non vota) hanno chiesto e ottenuto la revoca del mandato di Flavio Repetto. A nulla è valso l’appello degli enti locali “azionisti” della Fondazione di evitare colpi di mano, mettendo a rischio la tenuta stessa della banca. Diciassette sono partiti e diciassette sono arrivati fino in fondo. Repetto è stato sfiduciato ed è tornato a sedersi fra i banchi della Fondazione da “consigliere semplice”. Entro il 19 novembre, data già fissata per il prossimo consiglio di indirizzo, si cercherà di ritrovare l’intesa perduta fra i consiglieri per nominare il successore di Repetto, ma anche il nuovo consiglio di amministrazione, scaduto dal 20 settembre. Per il vertice si punta a una soluzione interna e la figura più accreditata, al momento, sarebbe quella di Giuseppe Casale, docente universitario, già coordinatore metropolitano di Forza Italia. Per il consiglio, invece, si tenterà una scelta “condivisa”, puntando su figure di particolare prestigio all’interno della società civile genovese e ligure. A sinistra, in un grafico l’andamento del titolo Banca Carige, nell’altro i principali azionisti dell’istituto