AXA ART in collaborazione con il 4° Master Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali della Business School del Sole 24 Ore, Plus 24 – ArtEconomy24 ha organizzato il convegno sulla genesi, i modelli di gestione, la valorizzazione e i risvolti fiscali delle Corporate Collections in Italia.
Al convegno sono intervenuti in qualità di relatori: Giovanna Forlanelli Rottapharm-Madaus; Alessia Vedova Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Chiara Dall’Olio  Fondazione Fotografia Modena;  Laura Feliciotti Banca Intesa Sanpaolo; Gabi Scardi  NCTM e l’Arte; Franco Dante Studio Dante Associati; Filippo Cavazzoni Confcultura.
Durante il convegno è stato presentato uno studio,realizzato in base ai dati raccolti con il contributo di alcune tra le più interessanti realtà industriali, banche, studi professionali e Fondazioni del Paese, che ha fornito una chiara fotografia delle opportunità ancora in essere e dei limiti nella valorizzazione delle collezioni aziendali.
Il progetto del survey – commenta Italo Carli, Direttore Generale di AXA ART – origina dall’esigenza di acquisire una maggiore consapevolezza in relazione ad una realtà estremamente interessante e direi poco indagata nel panorama culturale italiano. Dal nostro punto di vista – quello di una Compagnia di assicurazioni specializzata nella protezione delle opere d’arte – naturalmente acquisire conoscenza si traduce in primis in capacità di ascolto e quindi di risposta in termini di servizi e di prodotti”. “Questo nostro recente lavoro condotto grazie alla preziosa collaborazione degli studenti del 4° Master Economia e Management dell’Arte e dei Beni culturali della Business School del Sole 24 Ore – continua Italo Carli – rappresenta una prima piattaforma da cui partire con l’auspicio di estendere in un secondo momento  la ricerca su più ampia scala, in ambito italiano e non solo.”
In sintesi, i punti salienti della ricerca:
– nel 67% dei casi la responsabilità delle Corporate Collections è in capo alla Direzione generale e la passione del fondatore costituisce ancora una delle maggiori motivazioni per la sua formazione. Nel 64% la proprietà e il Top Management scelgono dei casi i nuovi acquisti.
– Non esiste una definita strategia di investimento nella formazione della collezione: nell’81% dei casi si tende a valutare le opportunità di mercato di volta in volta.
–       L’età storica delle collezioni italiane si divide similarmente tra arte antica (41%) e arte moderna e contemporanea (49%).
–        Tradizionale anche lo spaccato tra dipinti (41%) e sculture (29%), mentre le nuove forme di collezionismo (fotografia, video e installazioni) stanno sempre più crescendo (14%), soprattutto in realtà industriali dinamiche e/o negli studi professionali.
–        Molte aziende non investono più nella collezione (39%) e hanno un budgetdedicato alla conservazione solo per il 23% del campione.
–        Le aziende sostengono tuttavia eventi e mostre, la visibilità della collezione è promossa con eventi aziendali o con aperture al pubblico nell’86% dei casi. Il luogo di esposizione privilegiato rimane la sede principale dell’azienda (62%).
–        La valorizzazione di una collezione è legata ad opportunità di Corporate Identity (42%), mentre il mezzo di promozione più utilizzato sembra essere la partecipazione ad eventi (31%) o un opportuno uso del sito internet (30%).
–        Le collezioni sono nella maggior parte dei casi assicurate (97%) e il valore delle collezioni si colloca spesso tra i 5-10 milioni di € (48%), anche se emerge una discrasia tra la valutazione a livello  patrimoniale e quella a valore assicurato.
–        Nel 63% delle risposte un più vantaggioso regime fiscale agevolerebbe la creazione di collezioni.
–        L’attività di prestito (49%) rientra tra le attività principali delle Corporate Collection, veicolando il nome del brand aziendale sia a livello globale, sia su un preciso territorio di appartenenza (la promozione a livello locale avviene per il 46% dei casi).
–        Per il futuro, il 43% del campione ritiene che le risorse destinate alle collezioni corporate diminuiranno, mentre solo il 15% è ottimista e le prevede in aumento.