Margini deboli, costi di gestione astronomici … l’assicurazione vita, il prodotto finanziario preferito dai tedeschi per la loro previdenza, ha perduto il suo fascino, nonostante i clienti restino fedeli e il tasso di riscatto sia per lo più molto basso.
Secondo l’agenzia di rating Assekurata circa il 25% dei contratti vita in essere ha dei tassi garantiti del 4%, mentre i titoli di stato sui dieci anni apportano attualmente l’1,7%.
Per migliorare i rendimenti le compagnie cercano di diversificare investendo nell’immobiliare o nello sviluppo energetico, ma spesso mancano di capitali propri.
Allianz si è lanciata nella commercializzazione di un prodotto a tasso flessibile rompendo con la tradizione tedesca dei tassi garantiti sul lungo periodo. Così ha fatto anche la concorrente Ergo.
Il problema rimane per i contratti in essere.
Talanx, il numero tre sul mercato tedesco, aveva fino a poco tempo fa intenzione di liquidare la controllata vita HDI, che rappresenta il 10% del fatturato globale (ora il gruppo sembra avervi rinunciato, forse anche grazie all’accordo raggiunto su Solvency II), mentre Zurich ha già abbandonato questa attività in Germania e altri si apprestano a seguire l’esempio.
Ma vi è anche chi vede in questo delle opportunità: Heidelberger Leben – acquisita per 300 mln dal fondo Cinven (80%) e Hannover Re (20%) – ha annunciato di voler recuperare alcuni dei portafogli vita a tasso garantito elevato in una sorta di «bad bank» dell’assicurazione. La compagnia pensa di realizzare delle economie di scala e di giocare la carta del consolidamento raggruppando grandi portafogli nel suo nuovo sistema informatico.