di Roberta Castellarin e Paola Valentini

 

Il risparmio degli italiani continua a essere nel mirino dello Stato a caccia di risorse per tenere in piedi i conti. Se non è ancora escluso un possibile rincaro dell’imposta sul capital gain dall’attuale 20 al 22-23%, anche se per ora questo provvedimento non ha trovato spazio nel disegno della legge di Stabilità 2014, è certo che il testo in discussione in Parlamento prevede che l’imposta di bollo sul deposito titoli salga dall’attuale 0,15% (con un minimo di 34,2 euro) allo 0,2%.

Aumenta quindi il conto per chi ha investito i risparmi in titoli di Stato, conti di deposito, azioni, polizze finanziarie o quote di fondi comuni. Restano esenti fondi pensione e polizze vita tradizionali, ossia quelle che investono in gestioni separate. Per i conti correnti nulla cambia e quindi il bollo resta a 34,2 euro, con un’esenzione per chi ha in giacenza in media meno di 5 mila euro. Dopo questo rincaro risulta favorito anche chi ha depositato i titoli all’estero perché in questo caso non si applica l’imposta di bollo, ma la gemella Ivafe (Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero). E quest’ultima non è stata modificata nel disegno di legge Stabilità, resta quindi allo 0,15%. Nel caso in cui il patrimonio finanziario sia in un trust, se questo ha un deposito titoli all’estero paga l’Ivafe e non l’imposta di bollo. Mentre per il deposito titoli detenuto dal trust in Italia, applicherà l’imposta l’intermediario presso cui esiste il deposito.

Quanto alle polizze emesse da un’impresa estera e affidate in amministrazione a un intermediario residente in Italia, queste ultime sono soggette all’imposta di bollo ordinaria e non all’Ivafe, per cui non potranno contare sulla più bassa aliquota di quest’ultima. Resta poi ancora aperto il tema dell’equità per quanto riguarda il bollo minimo di 34,2 euro. Il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri ha chiesto che il Parlamento intervenga per correggere questa distorsione. «Il bollo fisso di 34,2 euro è una palese iniquità ai danni dei piccoli risparmiatori: chi detiene per esempio depositi per 500 euro, si trova infatti a pagare una, incostituzionale, tassa regressiva che supera il 6,8% contro lo 0,15%, che potrebbe diventare il 2 per mille con la nuova finanziaria, imposto a chi detiene somme superiori ai 17.100 euro», dice Biggeri. In questo senso, alcuni senatori hanno presentato emendamenti che mirano a correggere questa situazione introducendo un’esenzione dal pagamento del bollo per investimenti inferiori a 5 mila euro. Altri emendamenti ipotizzano di abbassare il bollo fisso a 10 euro per investimenti fino a 10 mila euro e a 20 euro per gli investimenti tra 10 e 20 mila la euro. «Banca Etica e i suoi soci chiedono con forza di approvare gli urgenti correttivi proposti da alcuni senatori, o anche semplicemente di introdurre un’imposizione proporzionale per tutti», conclude Biggeri. Ancora una volta la mini-patrimoniale diventa per le banche una leva di promozione commerciale e diversi istituti si propongono di pagarla al posto dei nuovi clienti o per chi vanta portafogli importanti.

E anche dopo l’annunciato inasprimento dell’aliquota del bollo al 2 per mille nessun istituto ha per ora fatto marcia indietro su questo fronte. Credem in questi giorni fa dell’alleggerimento del peso dell’imposta il perno di una campagna promozionale. «Se non vuoi rinunciare a una parte dei tuoi risparmi, portali in Credem. Trasferendo nuovi investimenti o nuove somme, per un minimo di 50 mila euro ti esentiamo i bolli fino a un massimo di 1.500 euro per il 2014», si legge nel sito della banca.

Anche Barclays ha lanciato una promozione rivolta a chi apre o aumenta il dossier titoli. L’offerta è applicata ai nuovi clienti Barclays che diventeranno titolari di un conto corrente e del relativo dossier titoli sottoscrivendo o trasferendo in Barclays titoli, fondi o sicav per un controvalore complessivo di almeno 100 mila euro. La promozione vale anche per chi è già cliente e trasferisce prodotti finanziari per almeno 100 mila euro. Mentre Saxo Bank rimborsa l’imposta di bollo a tutti i clienti Premium, ossia chi ha in deposito almeno 100 mila euro. Per quanto riguarda i conti di deposito ad alta remunerazione ci sono diverse banche che pagano il bollo al posto del cliente. Si tratta di Banco Popolare, Ibl, Banca Ifis, Bccfor web, Cassa Rurale di Renon, Mediocredito Friuli-Venezia Giulia e Banca Sistema.

 

Anche per i conti destinati al trading il pagamento del bollo rende più appetibile l’offerta. Per esempio l’operatore olandese Bink Bank paga il bollo sul deposito titoli per sempre a chi permette il servizio di prestito titoli. L’imposta di bollo non risparmia nemmeno gli investimenti in posta. Sui libretti postali intestati a una persona fisica si paga il bollo fisso di 34,2 euro per giacenze superiori ai 5 mila euro, come i c/c. Se si supera la suddetta soglia, l’imposta è dovuta con riferimento a ciascun libretto nella misura annua di euro 34,20. Ma attenzione. Ai fini del calcolo del valore medio di giacenza, il risparmiatore deve sommare gli importi di tutti i libretti posseduti. Se questa somma supera i 5 mila euro l’investitore deve pagare i 34,2 euro su ciascun libretto, anche se ciascuno è inferiore a 5 mila euro, facendo così salire alle stelle il conto finale. Nell’ipotesi di tre libretti con giacenza totale sopra i 5 mila euro si pagherebbero quindi 104 euro, contro i 34,2 euro se la stessa somma fosse concentrata. Una misura introdotta per evitare che con il frazionamento dell’importo su più libretti l’intestatario non pagasse il bollo. Anche i buoni fruttiferi presentano la soglie di esenzione di 5 mila euro e, per verificare il superamento di questo importo, l’investitore deve sommare i risparmi depositati in tutti questi strumenti. Ma l’imposta non è fissa, bensì si applica con l’aliquota dello 0,2%. In questo caso però non c’è differenza tra l’importo dell’imposta che si paga frazionando e quella che si dovrebbe sostenere in unica soluzione. Mentre per i buoni emessi in forma cartacea prima del 2009 l’imposta è calcolata proporzionalmente sul valore nominale del singolo titolo con un minimo di 1,81 euro, ma non è prevista la soglia di esenzione dei 5 mila euro. (riproduzione riservata)