di Paola Valentini

La raccolta netta di fondi comuni in Italia potrebbe raggiungere entro fine anno il traguardo dei 45 miliardi, un risultato cui non si assisteva dal 2000, in base alle stime di Prometeia. «Il 2013 registra uno dei migliori risultati nella crescita dei fondi comuni di investimento, che a fine anno dovrebbero costituire più dell’8% del totale delle attività finanziarie delle famiglie italiane, come per quelle tedesche», rileva l’Osservatorio sui Risparmi delle Famiglie redatto da Gfk Eurisko e Prometeia.

D’altra parte la mappa trimestrale del risparmio gestito diffusa ieri da Assogestioni segnala che da gennaio a settembre i fondi aperti hanno registrato flussi netti per 40 miliardi (31 si riferiscono ai fondi di diritto estero, 9 a quelli di diritto italiano), di cui 6,9 miliardi ottenuti nel terzo trimestre (4,6 per i fondi di diritto estero e 2,4 per quelli di diritto italiano) e 19,2 nel secondo trimestre. Mentre il patrimonio gestito dai fondi è salito a fine settembre a 532,8 miliardi. Un boom sostenuto dai buoni rendimenti ottenuti dai prodotti di risparmio gestito rispetto ai titoli di Stato e ai conti di deposito che negli ultimi anni avevano attirato massicci flussi di capitali.

Così, nonostante gli investimenti finanziari delle famiglie italiani siano in calo, i fondi vanno in controtendenza. «Nel 2013 le famiglie hanno allocato una quota importante dei propri risparmi in strumenti gestiti per le opportunità di investimento presenti sui mercati finanziari e per la minore appetibilità di forme alternative di investimento del risparmio, quali i titoli di Stato, nei quali le famiglie avevano prevalentemente investito nel 2011, e i depositi a risparmio, molto importanti nelle scelte di investimento del 2012», conferma l’Osservatorio. Che dal punto di vista del canale distributivo rileva che nei risultati del 2013 «è stata determinante la più intensa offerta del canale bancario, che ha collocato prodotti di risparmio gestito anche nell’ottica di un recupero della marginalità da servizi. In termini di modelli di servizio alla clientela però emerge il ruolo sempre più rilevante svolto dalle reti di promotori». Tornando ai dati Assogestioni, se ai fondi si aggiunge l’apporto delle gestioni patrimoniali e dei prodotti assicurativi e previdenziali, l’industria dell’asset management italiana ha registrato nei nove mesi una raccolta netta totale di 57 miliardi.

Sul fronte delle singole categorie, dalla mappa di Assogestioni emerge che negli ultimi mesi i sottoscrittori dei fondi aperti hanno iniziato a ruotare i portafogli verso una maggior componente azionaria, anche se per ora in pochi hanno beneficiato del rialzo di Piazza Affari. Nel terzo trimestre la raccolta degli azionari è tornata positiva (2,1 miliardi), risultato che compensa il rosso del primo semestre portando così la raccolta da inizio anno di questa categoria a 1,8 miliardi. Sostenuta si conferma la raccolta dei fondi bilanciati (1,5 miliardi nel terzo trimestre, 5,2 da inizio anno) che restano lo strumento preferito da società di gestione e risparmiatori per spostare gradualmente i portafogli verso l’equity. Come rovescio della medaglia si registra un’inversione di tendenza per i fondi obbligazionari dopo il boom di raccolta degli ultimi anni. Da inizio anno la categoria ha una raccolta ancora ampiamente positiva (12,9 miliardi), ma nel terzo trimestre si registra un rosso per 509 milioni. (riproduzione riservata)