di Andrea Montanari

Per un ipotetico vizio di forma, relativo alla modalità di convocazione e alla tempistica di invio del telegramma agli interessati, il Consiglio d’indirizzo della Fondazione Carige, che si doveva riunire ieri pomeriggio, è saltato prima ancora di essere formalmente aperto e posticipato al 3 dicembre.

In quella data si procederà alla nomina del nuovo presidente, che prenderà il posto dello sfiduciato Flavio Repetto, dell’ente che controlla il 46,66% della banca ligure. A far slittare la votazione è stata la volontà di alcuni dei 28 membri del Consiglio che hanno sollevato problemi di validità della seduta stessa. Un difetto procedurale che però viene smentito dai vertici pro tempore della Fondazione, sicuri di aver fatto tutto secondo la norma, che specifica come il telegramma è lecito se inoltrato nelle 24 ore precedenti la convocazione stessa. Ma a voler essere maliziosi e ascoltando le varie versioni interne allo stesso organismo, emerge con nitidezza il fatto che la vera ragione della fumata nera sia la spaccatura tra i 28 consiglieri, visto che neppure la fronda dei 17 che a fine ottobre avevano chiesto e ottenuto la sfiducia a Repetto è riuscita a convogliare un numero congruo di voti a favore del proprio candidato, l’ex manager di Finmeccanica Remo Pertica, che aveva l’ok informale del ministero dell’Economia e il via libera del Pdl e della Curia cittadina.
Il 3 dicembre, quindi, oltre al presidente andrà eletto il nuovo cda (scaduto il 20 settembre scorso) e approvato il documento programmatico previsionale per il 2014.

A questo punto è lecito aspettarsi che oggi il Tesoro e l’Acri, spiazzati da questo colpo di scena, chiedano formalmente lumi al presidente vicario dell’ente, Pierluigi Vinai, e facciano pressioni affinché si arrivi in tempi brevi alla condivisione di un nuovo candidato da presentare ed eleggere tra due settimane. Altrimenti il rischio che incombe sulla Fondazione è quello di un intervento a gamba tesa del dicastero guidato da Fabrizio Saccomanni, che si tramuterebbe immediatamente in un commissariamento. Il toto-nomine si fa duro: sfumato Pertica, pare difficile che a spuntarla sia Giovanni Maria Flick, l’ex ministro e già presidente della Corte Costituzionale, proposto dal sindaco di Genova Marco Doria. Così il Pd potrebbe imporre l’alternativa rappresentata dal giurista Piero Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, sostenuto anche dalle camere di commercio locali. Le alternative si chiamano Giuseppe Casale, consigliere d’indirizzo della stessa Fondazione e, come emerso nella mattinata di ieri, Luciano Pasquale, presidente della Camera di Commercio e della Cassa di Risparmio di Savona (CariSa), che fa parte del gruppo Carige, banche entrambe nel mirino delle Procure di Genova e Savona per il crack per bancarotta fraudolenta del gruppo Geo-Nucera. (riproduzione riservata)