L’alluvione che ha duramente e tragicamente piegato la Sardegna nei giorni scorsi è l’ennesima spia di un fenomeno che si ripete ciclicamente nel nostro Paese, con una forte concentrazione nei mesi autunnali. Secondo i dati raccolti da Milliman è in vertiginoso aumento la frequenza delle alluvioni in Italia tra il 1948 e oggi, con una concentrazione del fenomeno in autunno (tra settembre e novembre). 

“La fragilità del nostro Paese è in queste ore uno specchio tragico della scarsa capacità di gestire fenomeni naturali, purtroppo prevedibili nella loro ricorrenza ciclica – commenta Paolo Rubini, Presidente di ANRA. Dovrebbe essere al primo posto la cura e stretta sorveglianza di ponti, strade, infrastrutture, che in queste tragiche occasioni significherebbe anche vite umane che non si perdono su terrapieni insicuri o su vie con poca manutenzione. Per chi come noi quotidianamente deve gestire i rischi per professione, desta grande amarezza la scarsa propensione nell’essere pronti a reggere l’urto di inondazioni prevedibili.
Per avere un quadro dei rischi che corriamo in buona parte del nostro territorio, basterebbe anche solo leggere il catalogo storico degli eventi geo-idrologici di oltre un millennio, realizzato da Dipartimento della protezione civile e dall’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr. Le informazioni riguardano 1.676 frane avvenute fra l’843 e il 2012, che hanno causato oltre 17.500 tra morti, feriti e dispersi in almeno 1.450 località, e 1.346 inondazioni verificatesi fra il 589 e il 2012, con più di 42.000 vittime e 1.040 località. Fra il 1960 e il 2012, periodo per il quale il catalogo è sostanzialmente completo, tutte le 20 regioni italiane hanno subito eventi fatali: 541 inondazioni in 451 località di 388 Comuni che hanno causato 1.760 vittime (762 morti, 67 dispersi, 931 feriti), e 812 frane in 747 località di 536 Comuni con 5.368 vittime (3.413 morti compresi i 1.917 dell’evento del Vajont del 1963, 14 dispersi, 1.941 feriti)”.

“Se veniamo a osservare le dimensioni globali e internazionali del fenomeno, circoscrivendo la serie storica, negli ultimi 5 anni sono stati registrati complessivamente circa 25.000 decessi in tutto il mondo e 30 miliardi di dollari di danni assicurati legati al rischio alluvioni, rappresentando circa un decimo delle perdite complessive assicurate per tutti gli eventi naturali. L’analisi della serie storica del numero di eventi connessi al rischio alluvioni in Italia evidenza inoltre un significativo e preoccupante trend crescente nel tempo. – commenta Paola Luraschi, Principal in? Milliman.  L’evento alluvionale presenta peculiarità caratteristiche, perché legato sia alle particolarità idrogeologiche del territorio, che alle condizioni climatiche che possono mutare nel tempo. Tali aspetti, unitamente alla stagionalità storica del fenomeno, devono essere tenuti in debita considerazione per la definizione di strategie di mitigazione del rischio con conseguente contenimento dei danni. Certamente, la frequenza autunnale dovrebbe suonare come un forte campanello d’allarme per effettuare opere di prevenzione mirate. Fra l’altro, proprio il rischio alluvione è percepito in maniera significativa dalla popolazione italiana e in particolare in Sardegna, dove il 14% della popolazione reputa il rischio inondazione come molto elevato. Un dato questo che è in crescita del 7% e per cui vale anche la considerazione che la Sardegna storicamente non è stata sede di eventi alluvionali di grande entità, se non recentemente (a ottobre del 2008 un evento a Capoterra con 4 morti e ingenti danni)”.

ALLUVIONI NEL MONDO

anno

Numero eventi

Numero vittime

% n vittime rispetto al totale catastrofi naturali

Importo danno assicurato(1)

% danno assicurato sul totale da catastrofi naturali

2008

44

3.184

1,4%

2.059

4,6%

2009

46

2.696

30,0%

1.667

7,5%

2010

69

11.027

3,7%

6.393

16,0%

2011

65

5.093

17,5%

16.262

14,8%

2012

63

2.979

33,3%

2.712

3,8%

 

(1) in milioni di $ US

       

Fonte: rielaborazione a cura di Milliman dei dati di cui ai report Sigma SwissRe anni 2009 – 2013

Osservando poi la percezione soggettiva del rischio, oltre alla crescita in Sardegna, “L’esposizione al rischio da alluvione” è considerata molto o abbastanza elevata in Liguria (49%), Calabria (46%) e Valle d’Aosta (44%), con aumenti significativi per quella di rischio molto elevato in Calabria (18%, con crescita del 7%).

Se invece si analizzano alcune strategie di mitigazione del fenomeno, emergono questi casi di best practice:

–          Un esempio virtuoso di prevenzione dei danni causati dal rischio alluvioni è rappresentato dell’area Toscana  dove, anche a seguito dell’alluvione di Firenze del 1966, sono state emanate due leggi regionali (nel 2011), che pongono il vincoli di edificabilità nelle aree ad alto rischio idrogeologico e sbloccano la burocrazia per la costruzione di casse di espansione per il contenimento delle piene e di argini mobili.

–          Di contro vale la pena citare il caso Tailandese in cui nel 2011 un forte monsone con le piogge più intense registrate in 50 anni, ha provocato un grave alluvione causando danni per $30 miliardi di cui solo una piccola parte assicurati; la particolarità di questo evento è che la strategia di mitigazione per il rischio di siccità ha ampliato i danni causati dall’alluvione, infatti in Tailandia sono state edificate tra gli anni ’70 e ’80 svariate dighe per accumulare acqua per le irrigazioni nella stagione delle piogge da rilasciare poi nella stagione secca, ma le eccezionali precipitazioni hanno saturato la capacità delle dighe che per motivi di sicurezza strutturale sono state aperte amplificando gli effetti negativi del rischio.

–          L’Olanda a causa della sua posizione e conformazione del territorio è particolarmente sensibile al rischio di alluvione (più del 60% del territorio olandese è soggetto ad inondazioni). In Olanda il principale ente responsabile della pianificazione territoriale e della protezione da alluvioni è il Ministero delle infrastrutture e dell’ambiente. 

Se invece, passiamo ad analizzare il fenomeno da un punto di vista della gestione del rischio in ambito aziendale, per prevenire e mitigare le conseguenze di un’alluvione su un sito produttivo, le principali linee guida da adottare possono essere riassunte in un decalogo – continua Alessandro De Felice,  Consigliere di ANRA e vice presidente di FERMA, nonché Chief Risk Officer di Prysmian. Ovviamente, la migliore prevenzione si ottiene durante la fase di ubicazione del sito produttivo, che dovrebbe tenere conto del rischio inondazione, ma ci possono essere delle regole che è utile ricordare, atte a prevenire danni ai beni e garantire la ripersa dell’attività nel minor tempo possibile”. 

In particolare è opportuno considerare queste 10 regole di base, par garantire la business continuity:

1.   Identificare le potenziali cause di inondazione (non solo ad es. fiumi e canali adiacenti, ma anche forti piogge)

2.   Valutarne l’impatto in termini di livello previsto e relativa probabilità, mediante eventuali mappe di inondazione o serie storiche. Normalmente si prendono in considerazione eventi con probabilità di accadimento in base alle serie storiche conosciute dei 250 o 500 anni.

3.   Identificare le aree dello stabilimento che saranno maggiormente inondate.

4.   Monitorare il livello di piena dei corsi d’acqua adiacenti e prestare attenzione agli allarmi meteo.

5.   Installare barriere permanenti o temporanee per evitare l’ingresso di acqua all’interno degli edifici o in aree sotterranee

6.   Manutenere i sistemi di fognatura e raccolta acque meteoriche al fine di evitare ostruzioni e garantire il deflusso anche con l’installazione di valvole di non ritorno e pompe di drenaggio

7.   Installare protezioni permanenti sulle forniture critiche (gas, energia elettrica, vapore, acqua, ecc.) e sui materiali potenzialmente pericolosi e/o inquinanti.

8.   Trasferimento dei macchinari e prodotti in magazzino ad alto valore e/o critici (o almeno elevarli al di sopra del livello di inondazione storico)  

9.   Redigere ed includere nel piano di emergenza del sito, le azioni necessarie da intraprendere durante l’inondazione (installare barriere temporanee, chiudere le utenze critiche, ricollocare materiali critici, ecc.)

10.   Pianificare un piano di recupero post alluvione, includendo società specializzate nel ripristino edifici, macchinari e materiali.