Stefania Aoi

Milano «P er riparare ai disastri causati da alluvioni e frane spendiamo montagne di denaro pubblico, ma molte catastrofi si potrebbero evitare con una politica ambientale più attenta». Raimondo Orsini, direttore generale della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, racconta che nel 2012 il pianeta ha continuato a surriscaldarsi e che secondo il quinto rapporto Ipcc, lungo lo Stivale i danni da clima ci sono costati tra lo 0,12 e lo 0,16 per cento del Pil. Per limitare le calamità, che anche quest’autunno hanno colpito diverse regioni italiane, ma anche per tutelare le biodiversità, secondo gli ambientalisti, servono investimenti in aree verdi urbane, nella tutela delle coste, nella lotta al consumo di suolo. In una parola in infrastrutture verdi. Perché i problemi legati al clima sono in parte causati dal disboscamento, da una cementificazione selvaggia. Il tema è stato trattato qualche settimana fa al convegno “Infrastrutture verdi e capitale naturale”, al quale hanno preso parte rappresentanti del mondo accademico, del ministero dell’Ambiente, della Commissione Europea e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Un incontro in preparazione della Conferenza Nazionale sulla biodiversità che si terrà in dicembre. Negli ultimi 80 anni le alluvioni in Italia sono state 5.400, le frane 11mila secondo i dati della Fondazione. Fenomeni che possono essere contrastati aumentando la permeabilità dei suoli, progettando interventi sui corsi d’acqua, ricostituendo

o recuperando le zone umide. La lotta contro il dissesto idrogeologico, la tutela delle dune costiere per mitigare l’erosione degli arenili, il mantenimento dei parchi, saranno temi al centro del confronto di questi mesi. Secondo l’Unione Europea questi interventi potrebbero interessare metà del territorio italiano, una superficie di oltre 150mila chilometri quadrati. E di infrastrutture verdi si discuterà anche durante gli Stati generali della green economy a Rimini tra il 6 e il 7 novembre. Perché è una delle dieci priorità approvate di recente dal “Consiglio nazionale della green economy” che raduna oltre 66 organizzazioni di imprese green. «Tra le azioni più urgenti a cui vorremmo che il governo desse gambe — afferma Orsini — c’è la disincentivazione del traffico di mezzi pesanti per il trasporto merci su strada: chiederemo l’introduzione di un pedaggio per i camion sulle strade statali e sulle autostrade. Un esperimento che se avrà successo potrà essere esteso alle auto in base al principio che chi più inquina più paga». In questo modo, spiega il direttore, si applicherebbe la direttiva europea Eurovignette III. Con il ricavato del pedaggio si ricostituirebbe un Fondo per gli investimenti in una mobilità urbana intelligente. Tra le dieci priorità ci sono poi quelle sulla fiscalità ecologica, per ottenere incentivi per chi acquista un’auto elettrica, ibrida, a Gpl o a metano. Incentivi strutturati o sgravi per le rinnovabili, per il risparmio energetico, per la raccolta differenziata e la trasformazione di impianti industriali vecchi in green. Infine investimenti nella rete idrica colabrodo, in agricoltura. «La crisi — commenta il presidente della Fondazione sviluppo sostenibile, Edo Ronchi — si affronta con misure che riducano i costi ambientali ed economici e producano una ripresa degli investimenti e dell’occupazione ». Non si parte da zero. Gli incentivi ci sono, anche se gli ambientalisti lamentano che siano stati ridotti per le rinnovabili e che siano rinnovati di anno in anno per l’efficienza energetica. Alcune amministrazioni locali poi investono in infrastrutture verdi: l’Autorità di Bacino dell’Arno per far fronte alle piene, ha creato le “casse di espansione” (che consentono di assorbire grandi volumi di acqua), ha costruito habitat e micro-habitat umidi. Nel comune di Mirandola, in provincia di Modena, si realizzerà un anello verde attorno al centro urbano per ridurre i consumi energetici del 20 per cento entro il 2020, mitigare le temperature e catturare la CO2. «Le infrastrutture verdi sono uno dei temi centrali — spiega Edo Ronchi — e siamo impegnati a stimolare le imprese, il mondo del lavoro e della formazione a progettare interventi sul territorio. Con pratiche non solo capaci di dare ricchezza, ma anche di rilanciare l’occupazione». “Fiscalità ecologica e pedaggi dei camion” propone la Fondazione per lo sviluppo sostenibile